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Under the Shadow - Il diavolo nell'ombra

Regia di Babak Anvari vedi scheda film

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La recensione su Under the Shadow - Il diavolo nell'ombra

di sasso67
9 stelle

Che il sonno della ragione generi mostri è risaputo. Figuriamoci quali creature debbono essere state partorite durante gli anni del regime komeinista (1979 - 1989) in Iran, dove peraltro infuriava una delle guerre più lunghe e sanguinose dell'epoca contemporanea. Siamo, per l'appunto, nella Teheran di metà anni Ottanta: per la precisione l'anno dovrebbe essere, per niente casualmente, il 1984. Shideh, giovane mamma di una bambina di quattro/cinque anni, sposata con un medico, sconta la propria situazione di donna in un regime teocratico islamico ed i suoi precedenti di attivista comunista durante gli anni da studentessa universitaria. Durante gli studi, la giovane era stata coinvolta nel movimento comunista, che aveva lottato contro lo scià, ma nel nuovo regime questa attività è considerata tutt'altro che un merito. Nella prima sequenza del film, infatti, Shideh viene ricevuta da un funzionario dell'università di Teheran, che apertamente le nega la possibilità di concludere i suoi studi di medicina. La donna, tuttavia, coltiva per quanto possibile un suo spazio di libertà: possiede un videoregistratore e di nascosto segue le lezioni di aerobica di Jane Fonda in VHS, porta un taglio di capelli "occidentale", si veste in canottiera e tuta da ginnastica, salvo quando deve uscire in pubblico o aprire la porta di casa. Quando la guerra con l'Iraq diventa più furibonda e Saddam Hussein minaccia di bombardare Teheran, il marito viene inviato al fronte come ufficiale medico. Quest'ultimo vorrebbe che la moglie con la figlioletta si recasse a vivere con i propri genitori in un'altra città, più tranquilla e meno esposta rispetto alla capitale, ma Shideh non vuole privarsi della propria libertà e quando si decide a farlo, dopo che un missile iracheno è caduto sull'edificio, è la figlioletta Dorsa che rifiuta di partire perché non riesce più a trovare l'inseparabile bambola di pezza.

Non so se si tratti del primo horror islamico - di sicuro è il primo horror di questo genere che vedo - ma posso affermare che per sapienza narrativa e tecnica il lavoro di Babak Anvari è di pregevole fattura ed assicuro che non vedevo un film tanto inquietante e spaventoso dai tempi di Shining e di Suspiria.

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