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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arrival

di ethan
6 stelle

Sulla Terra arrivano 12 astronavi con una strana forma (vengono denominati 'gusci' dall'esercito a stelle e strisce) in 12 posti diversi: la navicella negli USA si trova nel Montana e vengono precettati dal colonnello Weber (Forrest Whitaker) per cercare di stabilire un contatto con essi la linguista Louise Banks (Amy Adams) - che in uno strepitoso incipit vediamo, grazie ad un montaggio perfetto, pochissimi dialoghi ed una ben calibrata musica, crescere e poi perdere la giovane figlia - ed il fisico teorico Ian Donnelly (Jeremy Renner). Dopo un'iniziale ritrosia i due studiosi riescono a comunicare con le due creature che gli si parano davanti, che Ian chiamerà Tom e Jerry (Abbott e Costello in originale, i comici che da noi erano Gianni e Pinotto), i quali scrivono con un sistema molto particolare e dimostrano di avere intenzioni collaborative, pacifiche e di appartenere ad una specie molto avanzata.

'Arrival' è l'ottavo lungo per il cinema di Denis Villeneuve e, al momento, prima dell'uscita del sequel di 'Blade Runner', prevista per l'autunno prossimo, il suo film più ambizioso: è basato sul racconto 'Storia della tua vita', compreso nella raccolta di racconti 'Storie della tua vita' di Ted Chiang, che mette al vaglio disparati temi, da quello classico da fantascienza, ossia l'arrivo sul nostro pianeta di esseri alieni, dei quali non si conosce né la provenienza, né soprattutto le intenzioni, e quindi le delicate tappe del loro avvicinamento per poterne stabilire con precisione chi siano e cosa vogliono, a quelli relativi a linguaggio, utilizzo e sfruttamento delle capacità cerebrali, nonché sguardi e visioni sul futuro.

Il cinema americano ha prodotto, a partire dai b-movies degli anni '50, tanti film di argomento analogo, con di volta in volta extra-terrestri buoni, cattivi, rappresentanti simbologie del 'pericolo rosso', per passare alla fantascienza filosofica di Kubrick e dell'inarrivabile '2001', con gli UFO identificati nel monolito nero per giungere, con il contributo di Spielberg, ai suoi celeberrimi 'Incontri ravvicinati del terzo tipo' nel 1977 ed 'E.T.' nel 1982, considerati degli autentici capolavori: il film di Denis Villeneuve arriva sull'onda lunga di tali capostipiti e cerca di dire la sua sul tema e fino a metà film ci riesce alla grande, con la formazione del team, le ansie, le paure che precedono la missione, la suddivisione degli incarichi, l'entrata nell'astronave aliena, l'apparizione dei cosiddetti eptapodi e, pian piano, il rapporto che viene instaurato dai due studiosi con loro, dove tutto è costruito con ottima scansione temporale e crescente tensione.

Poi, man mano che gli incontri si ripetono e le domande hanno una risposta, il pathos scema di colpo e la parte più cerebrale della vicenda prende il soprassalto, e tutto il film vive di una situazione di stallo, fino al sorprendente (per chi scrive) svelamento finale che, con la consueta abilità del cineasta a giocare con i tempi della narrazione, fa tornare in quota la pellicola, senza però dimenticare la lunga parte centrale sinceramente tirata troppo per le lunghe, e la riproposizione di elementi che si rifanno a sentieri fin troppo praticati, come la canonica riproposizione degli americani come paladini del mondo e la love story tra i protagonisti, pur inserita in modo originale, ma francamente pleonastica.

Fondamentale la presenza di Amy Adams (snobbata -  anche se la ritengo di gran lunga migliore in 'Animali notturni', film quasi del tutto ignorato dall'AMPAS - stranamente dall'Academy, che ha ricoperto di candidature il film, ben otto) e in funzione di lei la prova di Jeremy Renner, appena di routine invece la performance di Forrest Whitaker.

Science Fiction raffinata ma irrisolta.

Voto: 6,5.

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