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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Arrival

di ROTOTOM
8 stelle

Arrival è un ottimo film di fantascienza molto attuale come connotazione politica e moderno come messa in scena, anti spettacolare e raccolto intorno alle ombre fisiche e metafisiche che riesce a evocare.

Il linguaggio venuto dallo spazio

L’arrivo degli alieni rappresenta il punto focale nella storia della fantascienza cinematografica. Evento per natura adatto a esprimere metaforicamente le tensioni del momento storico nel quale il film vede la luce.


Negli anni cinquanta l’alieno era la manifestazione dell’ossessione per il pericolo rosso oltre cortina, colonizzatore, massificatore, amorale e senza Dio, al quale era doveroso sparare prima e poi chiedere spiegazioni riguardo la sua venuta. Ci pensò Robert Wise nel 1951 con Ultimatum alla terra a ribaltare l’assunto con un film pacifista che aveva nel linguaggio la combinazione per aprire la gabbia di paura nella quale l’uomo si era rinchiuso. Poi è vero, l’alieno di nome Klaatu nella sua missione cristologica era accompagnato da un gigantesco robot guardaspalle pronto a disintegrare tutto con uno sguardo e poi, è vero, gli sparano. Intanto però la fantascienza toccava il tema del contatto, provava a guardarsi negli occhi e a mettere la sicura alle armi. Questo prima della rassicurante fantascienza per famiglie di Spielberg, prima della sequenza di note composta da John Williams per trovare un’assonanza tra terresti e alieni in Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977). In E.T. si fa il passo avanti. Telefona addirittura a casa, il piccolo alieno pacioccoso.
Un piccolo film italiano invece, L’arrivo di Wang (2011) idea fulminante dei Manetti Bros. e diretta con i cenciosi mezzi che il cinema italiano investe nel fantastico, aveva come assunto l’arruolamento di una traduttrice per interrogare un tizio misterioso catturato dai servizi segreti. Il tizio misterioso parla solo cinese e si rivela essere un alieno.

Amy Adams

Arrival (2016): Amy Adams


Il film di Villeneuve si trova al centro di questa strana triangolazione Wise-Spielberg-Manetti Bros.
Il mondo contemporaneo dilaniato da tensioni sociali irreprimibili, sconvolto da divisioni e terrorismo, dove ogni stato guarda con sospetto il vicino di confine è il palco dove si materializzano dodici astronavi aliene, in dodici diversi luoghi della terra. Captato un messaggio vocale, l’esercito americano ingaggia l’esperta linguista Louise Banks per decifrare il messaggio ed entrare in contatto con gli alieni. Altrettanto cercano di fare esperti di linguaggio degli altri paesi interessati dallo strano, silenzioso sbarco.
Il film di Villeneuve si ascrive al genere della fantascienza umanista o filosofica, dove il contatto verbale o meglio la reciproca comprensione acquista un valore universale che si allarga alle nazioni terrestri in ebollizione.

 

Se l’astronave del 1951 dell’alieno Klaatu aveva una forma pulita, perfettamente liscia e priva di aperture che suggeriva contemporaneamente l’avanzatissima tecnologia della razza aliena e la sua totale indole pacifica, le navicelle di Villeneuve sono scure e minacciose, enormi, ma la forma monolitica galleggia nell’aria senza apparente uso di motori. Anche in questo caso la forma suggerisce un’avanzata tecnologia mentre il materiale dalle sembianze rocciose fa riferimento a qualcosa di molto più antico - e saggio - della razza umana. La luce interna dove sono presenti gli alieni, è invece rassicurante e portatore di vita. La regia di Villeneuve in questo caso è sobria e misurata al tenore del film che è strutturato tutto sul linguaggio, gli effetti speciali sono volutamente sporchi, adeguati a una forma di realismo che non aggredisce lo spettatore ma che ne restituisce sia lo stupore sia la conferma di una speranza che bene o male alberga nell’intimo di ogni essere umano: non siamo soli nell’universo.

Amy Adams

Arrival (2016): Amy Adams

Comunicare, prima che gli istinti aggressivi facciano il loro corso, è fondamentale. Il racconto è circolare, connotato da flash back dell’intensissima Amy Adams, com’è di forma circolare la strana scrittura degli alieni. Il linguaggio a questo punto si fa fine e non mezzo, il messaggio implicito nella sceneggiatura di Eric Heisserer, è che il linguaggio stesso sia la chiave per aprire livelli di coscienza capaci di trascendere il tempo. Il riferimento è all’ipotesi di Sapir-Whorf enunciata nel film, che afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Parlando una lingua nuova, si sogna in quella lingua. E forse imparando una lingua che non ha una struttura temporale lineare si possono aprire possiblità per il genere umano prima inaspettate.

Amy Adams, Jeremy Renner

Arrival (2016): Amy Adams, Jeremy Renner

  

Il gioco sempre difficoltoso del paradosso temporale è gestito con garbo, servito sottotraccia per offrire a Louise la possibilità di dare un senso ai propri sogni. Il finale più che positivo è un messaggio di speranza e di fiducia nella cooperazione tra quei popoli che quotidianamente si scontrano nei Tg all’ora di pranzo e che fino a che non ci toccano, sembrano non esistere nemmeno. Il senso del film risiede nello scuotere l’indolenza verso l’altro, vederlo come un vicino di casa e non come un alieno.

Ecco l'alieno. Eptapode, enorme. Mostrarlo è stato un atto di coraggio e scelta vincente. Le silhouette che filtrano dalla nebbia bianca della navicella sono ambiguamente amichevoli ma inquietanti. Presenze più fantasmatiche che reali si materializzano in un sogno di Louise richiamando alla mente la scena analoga di Enemy, quando Jake Gyllenhaal si ritrova di fronte ad un ragno gigante rannicchiato sulla parete della sua stanza. Unico riferimento alla propria filmografia, quella di Villenenuve, regista eclettico e capace di adeguarsi a qualsiasi genere cinematografico. Nonostante non possieda una cifra stilistica propria è riuscito comunque a imporsi a suon di buoni film come uno dei migliori metteur en scene del panorama cinematografico contemporaneo. Arrival  è un ottimo film di fantascienza molto attuale come connotazione politica e moderno come messa in scena, anti spettacolare e raccolto intorno alle ombre fisiche e metafisiche che riesce a evocare. 

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