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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Arrival

di ezzo24
8 stelle

Finalmente un film di rara intelligenza sul contatto alieno. Voto 8.

Finalmente un film intelligente sul contatto alieno.

Quanto siamo stati abituati alle solite sparatorie, missili, laser, esplosioni! ed a tutto l'armamentario guerresco condito di effetti speciali e grafica al computer, per mostrare la nostra impotenza di fronte all'inconoscibile alieno, ed alla fine in un modo o nell'altro prevalere! Forse si comincia a vedere la cosa in un modo diverso, e questo a mio parere è un segnale importante, che forse ci aiuta anche a preparare la nostra mente e la nostra consapevolezza ad un vero incontro, sia questo tra un mese o cento anni.

Arrivano gli alieni, ed il film poco indugia sulla fase della sorpresa, o della preparazione, per buttarsi quasi subito sul contatto in sè, sulla nostra impreparazione culturale, anzi "mentale", e sul mistero che sembra avvolgere quello che noi definiamo "scopo", ma che alla fine del film, pure esso verrà messo in discussione. Gli alieni sono mostrati con chiarezza inedita, eppure rimangono oscuri; la loro mente lo è, la loro struttura conoscitiva, la loro tecnologia, la loro provenienza. Questo il pregio del film, e probabilmente del racconto da cui è tratto.

La struttura circolare del racconto, il resoconto intimistico del vissuto della protagonista, la fotografia rarefatta e bucolica ed i continui flash back/forward dei momenti di vita famigliare fanno assumere alla storia una valenza profondamente mistica, mistico-cognitiva, se vogliamo, dove la parte principale è assunta dalle nostre incertezze, dalla nostra curiosità e dal nostro umanissimo coraggio, non più solamente dalla paura e dal sospetto.

Alla fine, uscendo dalla sala, mi sono interrogato sull' immensa distanza che il film presuppone esistere tra noi e loro: non si tratta di come ci vedrebbero gli uomini preistorici, che disegnavano scene di caccia sulle pareti delle grotte in cui cercavano riparo, ma di come ci vedrebbero i primi eucarioti, o i primi batteri, o i primi aminoacidi... e se una civiltà può essere così aliena da noi, tra i milioni che sono là fuori, come saranno le altre ? come mai potranno relazionarsi con noi ? In tempo di hybris tecnologica come questa, la domanda vale il prezzo del biglietto.

L'ipotesi linguistica Sapir-Whorf, nella sua formulazione debole, esplora come la struttura del linguaggio sia isomorfica alla rappresentazione mentale della struttura della realtà ("se non parli che di un martello, l'altro non vedrà che chiodi"), e qui il registro metafisico del film estende la sua capacità visionaria ben oltre la razionalità della linguistica teorica, per avventurarsi nel territorio del tempo circolare, della predestinazione e, probabilmente, della comunicazione istantanea.

Le ingenuità nel film ci sono, e sono tante, e l'inizio assomiglia un po' troppo a Contact e Ultimatum Alla Terra; io avrei visto meglio Jessica Chastain nei panni della dottoressa (ed il film ricorda molto le atmosfere di The Tree Of Life), ma Amy Adams è comunque una bella sorpresa (quanto scoprire che è nata a qualche centinaio di metri da casa mia :-)

Ultimissimo indizio per un sequel (da non leggere se non avete visto il film), che è un'ulteriore possibilità di lettura... il secondo alieno scompare dalla scena come succede misteriosamente anche al padre della bambina... uhm...

Buona visione a mente aperta !

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