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Race - Il colore della vittoria

Regia di Stephen Hopkins vedi scheda film

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La recensione su Race - Il colore della vittoria

di mc 5
10 stelle

Quello che temevo (anzi ne ero certo) era di trovarmi di fronte ad un filmone ultraclassico strabordante retorica e buonismo patriottico. E invece no! E' sì un'opera popolare di impianto classico e dunque una dose di retorica è fisologica (figuriamoci, le olimpiadi, l'eroe nazionale, il nazismo, tutto era "apparecchiato" per un bel drammone da multisala)...eppure alla fine mi son dovuto arrendere all'evidenza di un buon film, diretto in maniera non anonima da tale Stephen Hopkins ed interpretato magnificamente da bravissimi attori che più avanti descriverò. Avrete presente gli stilemi del cinema sportivo ("Fuga per la vittoria", per dire) , sono sempre quelli e c'è poco da dire, ma qui il risultato è superiore alla media,. perchè la storia (pur nota e portatrice in sè di retorica patriottica) è raccontata in modo appassionante, i personaggi sono sviluppati assai bene in sede di sceneggiatura, il commento musicale è adeguato, la possibile noia del già visto è abilmente aggirata. Quindi nonostante le premesse incerte alla fine si vede un bel film di " lotta per un sogno" (filone americano abusatissimo) ma più che dignitoso e per molti versi godibile. E questo anche perchè si può contare su un cast all'altezza ma soprattutto su un protagonista splendido e molto calato nel ruolo. Siamo negli anni 30, Jesse Owens (ovviamente tutto vero) ha una donna che sta per sposare, una bimba piccola e una famiglia di provenienza poverissima da mantenere; lui tira avanti tra mille difficoltà ma ha un sogno: vedere crescere la sua passione per l'atletica, che si concretizza in due gambe veloci come il vento (fin qui tutto negli schemi del povero negro che cerca un riscatto, ma questo è niente, il deja -vu è appena cominciato) e insomma il nostro Jesse (calato in un contesto d'America razzista che odia i neri) conosce un allenatore che anche lui (ma và?!) è un concentrato di "passato doloroso" e di sindrome da "loser" che insegue una rivincita. Se vi fidate di me (lo spero) credetemi che nonostante le premesse e le situazioni di base, il rischio della retorica è aggirato con enorme sapienza, diciamo per un buon 80%. E alla fine ne esce un film che appassiona e diverte (io poi quando lui chiede alla sua donna di sposarlo, mi sono perfino commosso, la sequenza è irresistibile ). Poi naturalmente Jesse (con allenatore al seguito) parte per Berlino dove si stanno per tenere le Olimpiadi (alla presenza del Fhurer peraltro). Quest'ultimo s'intravede appena mentre i riflettori s'accndono su Goebbels (perfidissimo) e su una (bellissima e contradditoria) Leni (e qui necessita un copiancolla perchè questo cognome è per me inaffrontabile) Riefenstahl. Senza pretese storiche nè poltiche ma questi ultimi due personaggi sono indagati in maniera interessante. E perfino i momenti (centrali!) agonistici che avrebbero potuto essere noiosi e scontati sono raccontati con grande talento e resi appassionanti dal bravo regista. A parte la vicenda del campione umile ed umanissimo che inevitabilmente coinvolge lo spettatore, ci sono altri "filoni" dell'opera che conquistano l'attenzione del pubblico. Io per esempio mi sono "sciolto" di fronte al legame d'amore (dolcissimo e tenero) tra Jesse e la sua amataissima compagna. Poi molto bello il modo in cui è girato il rapprto di amicizia fraterna che emerge tra Jesse e il suo "rivale" tedesco, un giovane atleta "crucco" che senza esser eimpegnato politicamente percepisce comunque l'orrore del regime nazista. E tutto questo è raccontato molto bene. Anc he la figura dell'allenatore (forse quella più di tutte a rischio di retorica) viene messa in scena con sapienza. Vediamo il cast. il protagonsita (e mattatore) Stephan James mi era prima d'ora ignoto ma si dimostra attore fantastico e avrà un futuro sicuramente luminoso. Nei panni dell'allenatore troviamo un attore navigatissimo come Jason Sudeikis (uno dei volti più versatili di Hollywood, finora quasi specializzato in commedie per lo più volgari ma qui davvero interprete sensibile). Jeremy Irons anche lui bravissimo (e msurato) nel ruolo di un industriale americano che cerca un delicato compromesso coi nazisti. E infine segnalo un cameo del sempre ottimo William Hurt. Okay, se qualcuno vuole insistere nel condiderarlo un innocuo blockbuster da multisala, liberissimo, ma io resto convinto che -con un po' di sforzo- sotto la patina di apparente retorica si possa individuare un prodotto che trasmette valori ideali importanti (e anche politici a ben guardare). E' la storia VERA di un grande Campione dello sport. E mi viene da pensare -non senza qualche amarezza- ai divi sportivi di oggi, tra gossip e miliardi.

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