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Il medico di campagna

Regia di Thomas Lilti vedi scheda film

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La recensione su Il medico di campagna

di starbook
6 stelle

Film francese forte della presenza dell'attore Francois Cluzet, noto in Italia per essere il protagonista del fortunato campione d'incassi transalpino 'Quasi amici'.

Narra le vicende di un medico generico che conduce la sua attività professionale da più di trent'anni nelle campagne della provincia francese settentrionale.

Appena finiti i titoli di testa si viene a sapere che al protagonista è stato diagnosticato un tumore al cervello e ciò comporterà l'avvio delle cure (chemioterapia) indispensabili per tentare di sconfiggere il male.

Nonostante venga immediatamente consigliato al medico di sospendere il proprio lavoro, per facilitare il protocollo terapeutico limitando qualsiasi tipo di affaticamento soprattutto mentale, il malato decide di continuare la sua 'missione' evitando di confessare ai suoi familiari più stretti (figlio che vive lontano, madre anziana e moglie separata) il suo reale stato di salute.

Un amico medico, lo stesso che gli ha diagnosticato il cancro, cercherà di aiutarlo imponendogli l'appoggio di una 'collaboratrice' neo laureata in medicina e non più giovanissima che, vincendo le prime reticenze del medico protagonista, diventerà il suo fedele braccio destro nella routine quotidiana fatta di visite a domicilio e ambulatoriali, assistenza psicologica dei malati e nel ruolo di 'faro' morale della eterogenea comunità campagnola.

Trascurando qualsiasi possibile riferimento al finale per evitare lo spoiler possiamo dire che il film risulta godibile seppur scontato, ottimamente ben recitato e senza eccessivi sussulti fino all'epilogo.

Purtroppo risulta privo di una introspezione maggiore sui reali sentimenti del malato che, per evitare di cadere nel melò, vengono sostituiti da un atteggiamento virile di stoico coraggio e abnegazione quasi ottusa verso il lavoro.

La provincia francese è poco descritta ed eccessivamente stereotipata ed i caratteri degli stessi componenti della comunità sono solo abbozzati evitando di scavare maggiormente nelle loro vicissitudini più intime. In definitiva viene svolto, dall'onesto regista Thomas Lilti, un compito con leggerezza e professionalità senza eccessi autoriali ma 'navigando a vista' a mezza strada tra la fiction televisiva e l'opera cinematografica da Festival.

insomma siamo di fronte ad un onesto prodotto cinematografico medio di cui in Italia sentiamo la mancanza ma che i nostri cugini d'oltralpe, sembra, abbiano la fortuna di produrne a bizzeffe.

Beati loro.  

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