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Il medico di campagna

Regia di Thomas Lilti vedi scheda film

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La recensione su Il medico di campagna

di will kane
6 stelle

In Francia è stato uno dei successi del 2016, e da qui, probabilmente, la scelta di far uscire "Il medico di campagna" per le festività natalizie, da noi, onde proporlo come alternativa "impegnata" ai kolossal americani e ai cinepanettoni nostrani: tra l'altro, del regista Thomas Lilti, è il primo lungometraggio ad arrivare sugli schermi italiani, nonostante si tratti del terzo titolo diretto. Girato sull'onda di esperienze anche personali, giacchè Lilti è un ex-medico, questo film, da parte di alcuni recensori, è stato associato al candidato alle future elezioni presidenziali francesi, Francois Fillon, per una presunta esaltazione dei "buoni vecchi tempi" di una Francia provinciale e più serena, insomma, è stato etichettato come un film conservatore. In realtà si tratta di una storia che vede, sì, la sentita sottolineatura della validità di un mestiere quasi desueto, come il dottore di paese, che tutto sa dei propri assistiti, e vive il lavoro come una missione, ma specifica anche le ottusità del protagonista, la buona fede ma anche qualche sotterfugio non corretto verso la collega che gli hanno affiancato, dottoressa dalla concezione più elastica del mestiere, che si rimbocca le maniche contro i pregiudizi, in quanto donna. Più dramma che commedia, anche perchè, come sappiamo dall'inizio, il personaggio principale è ammalato di cancro al cervello, il film è ben raccontato, e ha il merito di non essere ricattatorio, nonostante appunto si parli di malattie gravi, di salute e di morte, e di non obbligatoriamente portare ad un lieto fine zuccheroso, con tanto di love story sbocciata tra i due personaggi centrali. Magari, dà loro una possibilità, ma non dà niente per scontato. Se di Cluzet sapevamo che è un buon interprete, magari scoperto un pò tardi da noi, affiorano nette la classe e la bellezza matura ed espressiva di Marianne Denicourt.

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