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The Idealist

Regia di Christina Rosendahl vedi scheda film

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La recensione su The Idealist

di pippus
8 stelle

TFF33

Assisto alla proiezione di questa pellicola/inchiesta dell'esperta documentarista danese Christina Rosendahl e mi viene subito in mente Erin Brockovich. Anche in “The Idealist” si indaga su un presunto scandalo di inquinamento ambientale, ma in modo forse meno “caldo”; d’altra parte abbiamo un freddo giornalista danese, tale Poul Brink, al posto della calda Julia Roberts, e inoltre l’inchiesta si svolge a latitudini scarsamente soggette all’afa estiva.

Lo stile è asciutto ed essenziale, con frequente utilizzo di materiale originale dell’epoca che, se da un lato caratterizza l’opera ponendola tra i docufilm, dall’altro le conferisce una necessaria e opportuna aura di autenticità.

Nel 1968, in piena Guerra Fredda, quando la politica estera dell’URSS non era troppo rassicurante per l’occidente, gli Stati Uniti avevano stipulato un segreto accordo con il governo danese per poter dislocare una squadra di caccia bombardieri, dotati di armi nucleari, presso la loro base militare di Thule in Groenlandia (isola del continente americano ma in seno alla Danimarca, e da quest’ultima dipendente).

Purtroppo un B52 con quattro potentissime testate all’idrogeno (quindi a fusione ma non assemblate, innescate da una fissione di plutonio 239 ), il 21 gennaio del ’68 precipitò sulla pianura ghiacciata a 7 miglia dalla base. Le testate si sbriciolarono in seguito all’impatto - come previsto dalla progettazione in caso di incidente - ragion per cui si organizzò in fretta e furia il repentino invio di alcune squadre di operai ( pare 500 danesi e 200 americani) per bonificare la zona attraverso un'operazione che prevedeva la raccolta sia dei detriti che della neve altamente radioattiva. Le tonnellate raccolte vennero stoccate (ma ingannevolmente si dichiarò il loro invio negli States) e in seguito, quantificando i detriti, si stimò che una delle quattro bombe probabilmente si inabissò nel mare Artico. A nulla valsero le ricerche effettuate con l’ausilio di un batiscafo per cui, onde non allarmare le poche persone residenti nella zona, tutto venne messo a tacere nel più breve tempo possibile.

Peter Plaugborg

The Idealist (2015): Peter Plaugborg

Quando, negli anni successivi, alcuni ex operai che avevano partecipato ai soccorsi iniziarono a manifestare I primi sintomi da esposizione a sostanze radioattive, le istituzioni sottovalutarono il problema (e questo nessuno se lo sarebbe aspettato in un Paese come la Danimarca). Fortunatamente nel corso di una normale indagine di routine entrò in gioco il giornalista radiofonico che, grazie alla sua caparbia ricerca della verità, permise di scoprire una serie di aspetti poco chiari della vicenda.

Già perchè, come dice il titolo, Poul Brink era un idealista (nn so se sia fondata, ma ho una sottile sensazione che il titolo contenga una flebile ma percepibile vena ironica) e come tale assolutamente incorruttibile. Anzi, la Rosendahl ce lo presenta inattaccabile sotto tutti gli aspetti, e più si tenta di corromperlo, o convincerlo, e più lui si persuade di dover andare a fondo di tutta la questione, senza esitare a partire per gli Stati Uniti (dove peraltro gli concedono la consultazione dei vari dossiers, ma non di dialogare con il politico artefice dell’accordo segreto stipulato all'epoca).

In politica gli idealisti sono rari, come lo sono probabilmente anche i realisti, sono invece numerosi quelli annoverati tra gli opportunisti. Tralasciando questi ultimi, solitamente I giochi vengono pilotati ricercando quell’ “equilibrio politico” tra I primi (gli idealisti) e i secondi (i realisti), equilibrio che sul campo prevede azioni e iniziative top secret in quanto non si reputa opportuna un’informazione globalizzata per vari motivi, il principale dei quali è sempre stato, anche in regimi democratici, quello di evitare contestazioni da parte di incompetenti su temi delicati come le strategie internazionali.

Peter Plaugborg

The Idealist (2015): Peter Plaugborg

Per entrare nella giusta ottica della vicenda di Thule dobbiamo tenere presente due aspetti fondamentali:

 

 1) L’ex Unione Sovietica negli anni caldi della Guerra Fredda incuteva gli stessi timori (nn saprei se fondati o meno) che oggi incute lo Stato Islamico, pur se con altre dinamiche e, fortunatamente, si spera senza bombe H. Questo non secondario aspetto aveva il suo peso nei dialoghi segreti tra I rappresentanti dei governi occidentali I quali, prioritariamente, miravano su larga scala alla salvaguardia di centinaia di milioni di persone. Allo scopo, come purtroppo accade (e la storia insegna), non si badava più di tanto a quelle che si definivano, e si definiscono tuttora, “piccole perdite collaterali”. Queste venivano considerate percentuale intrinseca del rischio.

 

2) Da sempre la politica (oggi non meno di ieri) è intrisa di accordi più o meno segreti atti a mantenere quegli equilibri ottenuti grazie a compromessi tra i vari governi leader, e l’accordo in questione che Poul Brink ha reso di pubblico dominio era uno di quelli. Infatti questo aspetto ha provocato un sicuro scandalo (“come, noi danesi ci siamo espressi negativamente riguardo alla questione delle armi nucleari sul nostro territorio, e il governo, non solo ce le appioppa ma veniamo a sapere che ci sono aerei in volo 24 ore su 24  sulle nostre teste per agire tempestivamente in caso di attacco sovietico”?). Ancor più biasimevole il gravissimo caso di malasanità (consolante che capiti anche fuori dall’Italia) perpetrato dal governo danese in primis, e americano in secundis, nei confronti degli operai bisognosi di cure specifiche e non di soli palliativi. Questo status, con il relativo rimborso di 8500 dollari pro capite e l’originale della famosa lettera relativa all’accordo segreto divulgato via etere, sono state le meritate, seppur limitate, gratificazioni che hanno premiato l’Idealista Poul e appagato noi spettatori che, per quasi due ore, abbiamo seguito questo “quasi triller” recitato, come accennavo prima, in modo un po’ distaccato e a volte con tempi piuttosto lunghi ma, penso, ottimali per immedesimarsi nell’ottica realistica del film/inchiesta quale “The Idealist” vuole essere.

Ottimo per gli appassionati di storia, istruttivo per chi ne vuole apprendere un po’.

 

P.s. Poul Brinks muore a Copenaghen il 23 ottobre 2002, a soli 49 anni di età.

 

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