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The Accountant

Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film

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La recensione su The Accountant

di mc 5
10 stelle

Film di forte potenza espressiva intenso e rigoroso all'inverosimile. Davvero un grandissimo film Di questa pellicola sapevo poco o nulla a parte il nome altisonante di una star di conclamato talento come Ben Affleck, e tanto mi è bastato per non perdermelo, perchè la selettività di quest'attore nello scegliersi i ruoli è acclarata. E mi son trovato di frointe ad uno spettacolo emotivamente efficacissimo, coinvolgente e soprattutto implacabile nel tenere in pugno lo spettatore dall'inizio alla fine attraverso una sceneggiatura assai intensa e un protagonista che offre un'interpretazione memorabile, caratterizzata da una maschera glaciale che nasconde un passato inconfessable, Un passato che spesso ritorna nella narrazione tramite flashback ricorrenti. Diciamo che la vicenda parte dall'infanzia di due fratellini di cui uno autistico e la cui patologica conformazione mentale di un padre fanatico risulterà per entrambi fortemente condizionante nella loro crescita. Le loro vite si dipaneranno attraverso criteri differenti e diventeranno due adulti molto differenti ma entrambi deviati e disturbati, entrambi inclini a modi violenti per risolvere i conflitti, uno un criminale privo di scrupoli e l'altro (quello autistico, un fantastico Ben Affleck) un personaggio talmente compleaao ed ombroso che di così intensi poche volte se n'eran visti sugli schermi. Per dire: quel Ben Affleck che -nel buio solitario della sua stanza- ascolta speed metal al massimo volume, è un'immagine destinata a collocarsi a lungo nella mente di molti cinefili. E poi lo Stile formidabile di Gavin O'Connor, qui regista e produttore ma altrove spesso anche sceneggiatore e soggettista come nel bellissimo "Warrior" con Tom Hardy. Riecheggiano infatti qui motivi sparsi del miglior cinema americano drammatico-thriller, da De Palma a Michael Mann. E qui mi verrebbero delle considerazioni intimamente personali, che collocherei idealmente in queste ore in cui si stanno per compiere i destini futuri della Grande Nazione...e mi càpita di pensare che le menti creative che stanno dietro ad un progetto del genere non possono certo essere (assolutamente) parte di una mentalità reazionaria e fascista come quella di Trump. Certo, non è un film poltico, ma una visione dolente e problematica dell'America d'oggi non può attingere all'Idea Umanistica di quel pagliaccio col parrucchino. Di fronte alla freddezza impassibile di Affleck (come dicevamo con radici in un'infanzia dominata da un padre sciagurato ossessionato dai princìpi dell'educazione militare) lo spettatore assiste come pietrificato. Poi vabbè ci sono le scene d'azione coreografate magnificamente ma quel che colpisce -lo ripeto- è il personaggio tutto richiuso in se' stesso ritagliato intorno al protagonista. Che però è circondato da comprimari all'altezza. A partire dal solito impagabile (fantastico as usual) J.K. Simmons. Poi anche una carinissima (ancorchè attrice non eccezionale ma dotata di un musetto simpatico da coniglietta che forse però la penalizza un po'). E ancora un volto interessante come quello canagliesco di John Bernthal (nel film il fratello di Affleck). Per finire con un celebre veterano di Hollywood come John Lithgow e con un vecchio caratterista come Jeffrey Tambor. Un cast quindi di grande sostanza, a costruire un film incisivo e di forte impatto. Grande cinema americano. Di quello "serio".

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