Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Eastwood continua, in quest'ultima fase della sua carriera, a concentrarsi su quegli eroi meno noti che hanno in qualche modo contribuito a scrivere le pagine più recenti della storia americana. Lo fa focalizzando saggiamente l'attenzione sulla psicologia dei personaggi e lasciando per il resto campo libero all'impagabile Tom Hanks.
Appena un paio di anni prima che dalle nostre parti il prode capitan Schettino riuscisse a mettersi in mostra per imperizia e codardia affondando incredibilmente una nave perfettamente funzionante e spedendo anticipatamente al creatore 32 passeggeri, dall'altro lato dell'oceano atlantico un altro capitano, tal Chesley Sullenberger (Sully per gli amici) saliva agli onori della cronaca per ragioni completamente opposte: ammarava cioè sulle acque del fiume Hudson con un jumbo in avaria salvando da morte certa 155 tra passeggeri ed equipaggio. Questa la storia (vera) alla base dell'ultima fatica di Clint Eastwood, autore che in quest'ultima fase di carriera sembra voler a tutti i costi regalare la lode a quegli eroi silenziosi e poco noti che hanno in un modo o nell'altro contribuito a scrivere le pagine più recenti della storia americana. E così come era accaduto in “American Sniper”, anche in questo caso lo fa concentrandosi sull'aspetto psicologico dei personaggi piuttosto che sulla narrazione degli eventi. Il risultato è un film che riesce a far riflettere pur non dimenticando di tenere costantemente vivo il ritmo del racconto. E molto bravi sono d'altronde anche i due protagonisti Tom Hanks, e qui scopro l'acqua calda, e quell'Aaron Eckhart altrove non sempre ineccepibile. Peccato invece per qualche stoccata di patriottica retorica della quele si sarebbe benissimo potuto fare a meno. Anche in ciò siamo quindi in linea con il già citato “American Sniper”. Resta comunque un buon film, non un capolavoro né uno dei migliori film realizzati dal grande Clint, ma comunque una pellicola che val bene il prezzo del biglietto.
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