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Il nome della rosa

Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film

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La recensione su Il nome della rosa

di giansnow89
8 stelle

Sopra la media.

Ho sempre pensato che nel romanzo di Eco la storiella gialla delle morti misteriose di vari monaci in un'abbazia trecentesca fosse un pretesto, quasi una sorta di MacGuffin che dà il destro allo scrittore per narrare una serie di situazioni, ideologie, modus vivendi dell'epoca che sono il vero cuore dell'opera. Le filippiche contro le demoniache donne di Ubertino da Casale, le tirate di Jorge da Burgos contro il riso che uccide il timor di Dio, la ricostruzione storica di un processo della Santa Inquisizione, le basse esibizioni di lascivia, di desiderio malato e distorto fra monaci, lo sfruttamento della povera gente attraverso le decime del bestiame, ma anche le miracolose descrizioni di un portale o della portentosa biblioteca del monastero, tutto questo è il vero nocciolo de Il nome della rosa. Certo le acute intuizioni di logica di Gugliemo da Baskerville sono piacevolissime da seguire, ma la trama gialla è, se vogliamo, anche piuttosto banalotta e addirittura prevedibile. Non è quella il centro dell'opera, è ciò che ci sta intorno. Nella pellicola di Annaud vengono per ragioni commerciali ribaltati i ruoli: la storia thriller è la stella polare della trama, lo spaccato di vita in un monastero trecentesco è lo sfondo. Nonostante venga un po' svisata la logica alla base del racconto dello scrittore alessandrino, il film è scorrevole, l'ambientazione è perfetta, claustrofobica, soffocante, si percepisce fisicamente la presenza del maligno, del demonio, che si è impossessato di un luogo votato alla devozione, alla conoscenza e alla penitenza (ma nemmeno troppo). La pellicola è talmente ben fatta che le si perdona qualche discrepanza naturale rispetto al racconto originario. 

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