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Frantic

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Frantic

di OGM
8 stelle

Polanski rende omaggio al funambolismo di Hitchcock e alla magia blu di Lynch in una Parigi derubata di ogni poesia, e trasformata in uno scenario da telefilm americano, tra locali underground, inseguimenti e trame terroristiche internazionali. Non a caso il filo conduttore del frenetico percorso del dottor Richard Walker attraverso la ville lumière è la Statua della Libertà, che, sotto forma di copia o di souvenir, rappresenta lo storico tributo della Francia agli Stati Uniti. La sua presenza ossessiva e posticcia è, contemporaneamente, un riferimento all’artificio della menzogna e della messinscena, al circolo vizioso generato dall’impossibilità di sapere, di arrivare al nocciolo della questione: una caccia senza prospettive in cui ci si imbatte  continuamente nello stesso ingannevole fantoccio.  Il panico è figlio del caos, della confusione tra gli opposti, del timore che ciò sembra falso sia vero, e ciò che sembra vero sia falso: una donna che sparisce nel nulla è un fatto palese, eppure inaccettabile; la sua presunta fuga volontaria un’ipotesi confortante, eppure improbabile. La scomparsa è, per definizione, il buco nero in cui precipitano, per rimanerne definitivamente catturate, tutte le domande: dei mille interrogativi lanciati verso il nulla nessuno torna indietro recando con sé la traccia di una risposta. Ciò li rende tutti ugualmente mortali ed ugualmente eterni, in un’uniformità senza speranza che, per la mente pensante, sancisce la condanna alla follia. L’abbandono delle abitudini e delle certezze, che crollano di fronte all’evidenza del paradosso, fa perdere all’individuo la propria identità sociale, predisponendolo a frequentazioni ed atti prima del tutto inconcepibili: la metamorfosi, per il protagonista, cancella la sua compostezza ed affidabilità di chirurgo di fama internazionale, e la sostituisce con un incredibile piglio investigativo e criminale, che affronta con cinica disinvoltura lo spettacolo della morte e il degrado dell’emarginazione, senza arretrare di fronte al pericolo. In Frantic l’eroe è, semplicemente, un uomo normale e giusto che impazzisce, che fa di sé lo strumento messo al servizio di un unico scopo, dimenticando paure e inibizioni, ma non i propri sentimenti e convincimenti morali: un esempio di come, in circostanze eccezionali, si possa essere completamente  fuori di sé, eppure perfettamente in sé.

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