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Le Ardenne

Regia di Robin Pront vedi scheda film

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La recensione su Le Ardenne

di supadany
7 stelle

25 Courmayeur Noir Festival.

Le Ardenne è l'opera prima del belga Robin Pront, che s'insedia nel solco del noir più puro e crudo (volendo, anche un po' convenzionale), costruendo un intreccio a matrice familiare che si rafforza gradatamente senza la frenesia di apparire, nel nome di un percorso che denota una sicurezza che, per un giovane emergente, per giunta impegnato anche nello script, è senza dubbio una rarità.

Kenny (Kevin Janssens) esce di prigione dopo averci trascorso quattro anni per una rapina finita male, trovando una situazione molto cambiata. Suo fratello Dave (Jeroen Perceval) ha trovato un lavoro onesto e una misteriosa ragazza, mentre la sua ex Sylvie (Veerle Baetens) non vuole saperne più niente di lui.

Dietro ai loro comportamenti ci sono novità difficili da condividere, tanto più se l’indole di Kenny è ancora pronta a esplodere in manifesta e incontrollabile violenza. Un confronto diretto è comunque al più solo rinviabile.

 

Veerle Baetens, Jeroen Perceval, Kevin Janssens

Le Ardenne (2015): Veerle Baetens, Jeroen Perceval, Kevin Janssens

 

Rapporti familiari indissolubili, le migliori intenzioni per cambiare vita per sempre, progetti da persone comuni, ma su tutto colpe e debolezze non accantonabili e soprattutto l’impossibilità di lasciarsi tutto alle spalle, quasi come se una forza irresistibile impedisse di allontanarsi in direzione di una nuova vi(t)a.

Trattasi di coordinate tipicamente noir che dipingono un esordio che si prende tempi e spazi, partendo da una descrizione complessiva, e dettagliata (quanto in seguito fondamentale), dei caratteri in gioco per poi innescare un vera e propria discesa negli inferi alla quale porre un freno diventa sempre più proibitivo.

E questo avviene, dopo una prima parte urbana, soprattutto nelle aree forestali delle Ardenne, tra animali selvatici e un residuo di (in)umanità fuori dal mondo, il tempo che incalza, decisioni anche brutali da prendere con tempi di reazione rapidissimi, doppi giochi e una risoluzione allargata che non può che essere all’insegna del sangue.

Un procedimento che prende corpo senza fretta, ma anche senza inutili perdite di tempo, per poi esplodere nell’ultima mezz’ora, una sensazione di pericolo e di tragedia incombente, con tanto colpo di scena mascherato fino all’ultimo con scaltrezza e quella mancanza di empatia dettata dalla freddezza delle azioni che lascia la prima linea al dolore esistenziale.

Importante il contributo di regia e montaggio, che vanno a braccetto con un missaggio sonoro che si basa quasi esclusivamente su volumi elevati e spartiti tecno elettronici tipici di quelle aree geografiche (eh già, in quelle zone ci sono Festival tecno da vivere, almeno una volta nella vita).

Decisamente ben accolto al Courmayeur Noir Festival, Le Ardenne è un’opera prima che possiede la consapevolezza di come costruire un percorso verso il buio, per quanto usufruisca di coordinate già viste, con un’adesione fondamentale ai luoghi che invade e ai volti segnati dei suoi protagonisti, tra i quali ritroviamo, dopo Alabama Monroe, una decadente Veerle Baetens, mentre una curiosità è legata al fatto che Kenny avrebbe dovuto avere le sembianze di Matthias Schoenaerts, nel frattempo volato a Hollywood dopo il successo ottenuto da Bullhead - La vincente ascesa di Jacky.

Efficace.

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