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Angoscia

Regia di Sonny Mallhi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Angoscia

di alan smithee
6 stelle

AFA ESTIVA & BRIVIDI HORROR

Una banale lite tra una madre troppo apprensiva ed una figlia teenager in cerca di libertà ed autonomia, finisce per causare una tragedia irrimediabile: la ragazza tenta di allontanarsi dall’auto guidata dalla mamma, ma nella concitazione della fuga, viene travolta a morte da una macchina proveniente dal senso opposto.

Dopo non molto tempo una madre e una figlia sedicenne di nome Tess, sopraggiungono in quegli stessi luoghi. La ragazza soffre di gravi disturbi psichici sin dall’età di cinque anni che le comportano crisi di ansia e di panico. La drammatica circostanza costringe pertanto la genitrice, sola non perché vedova o separata, ma per il semplice fatto che il marito, buon padre premuroso, è un militare spesso impegnato in missioni all’estero, a sottoporre la ragazza a continue costanti cure farmacologiche e visite specialistiche che la tengano sotto controllo.

Le occasioni che vedono Tess perdere il controllo, pur rarefatte, tornano ad acuirsi quando la ragazza, sola sullo skateboard, incrocia per caso il luogo dell’incidente in cui morì la sua coetanea: attraverso quella croce nuda e mezza sbilenca, e la foto che ne ritrae i connotati fisici, Tess percepisce energie maligne in grado di scuoterla, inorridirla e lasciarle anche indelebili segni di ferite e contusioni, proiettando la giovane come in una dimensione parallela che la metta in collegamento quasi simbiotico con lo spirito della coetanea defunta.

Anguish è l’opera cinematografica d’esordio di un noto scrittore di nome Sonny Mallhi: non è una circostanza isolata che romanzieri e letterati passino dietro la mdp sperimentando nuove sensazioni narrative. E’ capitato anche ad autori famosissimi di best seller, del calibro di Stephen King e Michael Crichton, ma pure da autori di nicchia specializzati a sondare i territori fantastici della fiaba gotico/esoterica come Philiph Ridley.

Non c’è da meravigliarsi dunque che questo Angoscia appaia prima di tutto come un accurato film introspettivo imperniato su un disagio esistenziale che ben si manifesta nel grazioso viso, ahimé spesso devastato da smorfie di dolore potenti e percepibili molto intensamente, a delineare e tratteggiare sempre in modo più frequente l’espressività del volto di Tess.

Poi certo la situazione finisce per volgere e ricorrere, anche per accontentare comprensibili esigenze di pubblico, a premeditate e non particolarmente originali atmosfere ed abili escamotage (visivi e sonori- la chiesa che soccorre maldestramente e con soluzioni pressapochiste laddove la scienza si piega di fronte a ciò che non si può spiegare) tipici della suspence da cinema horror-puro  (peraltro spesso ben studiati entrambi), ma di fatto utili più a tentare di far rientrare la pellicola ambiziosa nei canoni del genere, creando situazioni anche un po’ confuse o irrisolte.

Nonostante ciò, rimane forte la sensazione di trovarsi prima di tutto di fronte ad una ambiziosa opera introspettiva incentrata con una certa serietà sul disagio e la dissociazione di personalità, nonché sulle sfaccettature di un disturbo mentale realmente difficile da guarire e che ben si sviluppa e concentra sul volto fragile e vulnerabile della graziosa protagonista, Ryan Simpkins, sola alla ricerca di un modo per comunicare con un mondo di coetanei che sembrano considerarla trasparente, e costretta a rapportarsi con un mondo adulto che invece (e per fortuna) si prodiga a cercare soluzioni, finendo tuttavia spesso per soffocarla di attenzioni che non conducono ad alcuna soluzione concreta.

La mano dello scrittore si può intravedere in alcune situazioni o studi introspettivi concentrati sulla protagonista, sul suo volto, su quello della sua corrispondente anima tormentata, sui corpi che si distendono tra i balocchi e i divertimenti dei parchi per ragazzi, cantando dolci canzoni improvvisate: tutte circostanze e momenti non proprio scontati o prevedibili in una pellicola che vuole rientrare nei canoni del brivido, e che rendono il film, come dicevamo, un horror atipico, maturo e in questo senso piuttosto originale.

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