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Angoscia

Regia di Sonny Mallhi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Angoscia

di maurizio73
6 stelle

Il primo lungometraggio dello scrittore e produttore Sonny Mallhi (In the Radiant City, The Strangers, La casa sul lago del tempo) parte dall'edicola votiva di una inconsueta animita nordamericana per condurci attraverso la dolorosa elaborazione del lutto di una piccola Spoon River dell'età di passaggio. Bellissima la colonna sonora.

I sintomi del disordine emotivo di cui la giovane Tess soffre sin da piccola, si acuiscono improvvisamente quando si trasferisce con la madre nella nuova abitazione. Gli strani fenomeni notturni che la perseguitano però, la conducono verso una giovane madre che ha perso da poco la propria figlia adolescente, di cui la ragazza sembra condividere i ricordi ed imitare i comportamenti.

 

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Le strade dell'horror indipendente americano sono spesso lastricate di buone intenzioni, ma non conducono necessariamente verso l'Inferno del dejavù. E' questo il caso del primo lungometraggio dello scrittore e produttore Sonny Mallhi (In the Radiant City, The Strangers, La casa sul lago del tempo) che parte dall'edicola votiva di una inconsueta animita nordamericana per condurci attraverso la dolorosa elaborazione del lutto di una piccola Spoon River dell'età di passaggio. Spacciato come un horror dalla distribuzione italiana (a due anni dall'uscita in limited release e direct to video per il mercato americano), propone in realtà una curiosa contaminazione di generi che oscilla tra le ossessioni persecutorie di derivazione nipponica (It Follows) alle rivelazioni metempsicotiche del fantastico New Age (Sound of My Voice), passando attraverso un dramma isterico della possessione che sostituisce gli psicofarmaci con l'acqua santa (Requiem). A dispetto del true-story-based e a dirla tutta, Mallhi spariglia le carte, battendo la strada di un dolente racconto di formazione che agisce sulla specularità madre-figlia (una troppo giovane per la propria, l'altra che le sopravvive) come cartina di tornasole per una reciprocità d'amorosi sensi che sconfigga le barriere della morte,  estendendo la percezione della realtà ad una dimensione sospesa in un eterno presente, che trattenga con sè tutte le inquietudini e le speranze di un'età di passaggio che non vuole sentirne di togliere il disturbo. L'adolescenza insomma come uno stato privilegiato dell'esistenza animato da slanci poetici (quelli della bella Lucinda che compone i versi di un acceso lirismo dell'addio), da vocazioni al martirio (le virtù medianiche della melanconica Tess) e dalle inevitabili incomprensioni generazionali destinate però a ricomporsi in un finale di mancati addii ed amorose riconciliazioni. Il tutto sostenuto da una buona sensibilità della messa in scena che privilegia un minimalismo poetico giocato sui primi piani delle protagoniste, sulle atmosfere splendidamente fotografate di uno sgargiante autunno della vita e sulle malinconiche ballate folk di Samuel P. Bush che ci parla della solitudine di chi va via troppo presto come di chi rimane ad aspettare per il resto del tempo chi non tornerà mai più indietro. Se per i primi 60 minuti la cosa può anche funzionare, tra angoscianti poltergheist domestici, trattamenti sanitari obbligatori e tentativi di ricorrere ai paramenti sacri a fare da contorno a questa storia di fantasmi americani nei sobborghi rurali di Chicago, i difetti della scrittura vengono presto al pettine, presentando un paio di piste lasciate in sospeso (la patologia, l'esorcismo) ed un finale di trasmigrazioni multiple che sciolga le angosciose tensioni del film nell'azione di una lotta per la sopravvivenza di anime in sala d'attesa, spiegando troppo nel tentativo di chiudere un cerchio aperto alle sovrabbondanti possibilità dell'intreccio. In tutto saranno una ventina di minuti, negli ultimi dieci  invece il registro ritorna al rigore poetico iniziale e ad una ragazzina (forse due) che si è già fatta i calli alle mani per far vibrare come si deve le corde dell'anima.

 

 

So, the wind blew for days
in so many ways
you were buried in clout
but now, it's left you alone
you're drenched to the bone
but you're safe bow somehow
the gales had died
and your clothes will dry

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