Espandi menu
cerca
Lui è tornato

Regia di David Wnendt vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giurista81

giurista81

Iscritto dal 24 luglio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 30
  • Post -
  • Recensioni 2040
  • Playlist 109
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Lui è tornato

di giurista81
6 stelle

Sulla scia di The Interview (2014) sul dittatore coreano Kim Jong-Un, nel 2015 in Germania esce questa finta commedia che si diverte a giocare, con uno stile un po' metacinematografico, un po' televisivo e un po' documentaristico, chiedendosi cosa succederebbe se, di punto in bianco, Adolf Hitler si risvegliasse (dal 1945) nella Germania del 2014. Dico "finta commedia" perché l'intelaiatura e il format sono da film comico, ma i contenuti, a mio avviso, sono da film estremamente drammatico, quasi a fungere da monito per una minaccia incombente (del resto la situazione politica europea non è per niente allegra, come suggerisce più volte anche Hitler). La visione dello sceneggiatore e del regista (film tratto dal romanzo di Timur Vermes) sembra suggerire un substrato sociale che, dietro il finto perbenismo, nasconde un qualcosa di mostruoso ("se io sono il mostro coloro che mi hanno votato cosa sono?"). Hitler, ben interpretato da Oliver Masucci, sfrutta quanto gli viene messo a disposizione, peraltro con intelligenza e capacità manipolativa, per spacciarsi quale soggetto capace di ascoltare le persone (tedesche), risultare allegro e ossequioso per poi riproporre tutto il suo campionario di morte e distruzione, a partire dalla riorganizzazione delle SS. Il messaggio che arriva dalla visione del film, indubbiamente provocatorio (ma mai oltre quanto sarebbe preferibile supporre), è che il popolo tedesco sarebbe pronto a riceverlo a braccia aperte, traslando il tema degli immigrati su quello degli ebrei. Wnendt mostra Hitler intento ad ascoltare le problematiche dei giovani, ma soprattutto a denigrare l'appiattimento sociale della società contemporanea sempre più instupidita da trasmissioni demenziali e dall'ignoranza. Hitler scopre le nuove conquiste tecnologiche e ne comprende subito la potenza per la propaganda di massa. Passa così dalle piazze a internet, supera i trabocchetti orditi per deriderlo nelle reti televisive (bellissima la sequenza in cui in silenzio trasforma uno show demenziale in altro) conquistando consensi, confeziona libri che scalano le classifiche (scrive il suo secondo volume) e si trasforma persino in protagonista di un film che celebra la sua ricomparsa al mondo. "Io posso ricoprire qualunque ruolo" afferma a chi lo intervista. La sua presenza, magnetica e ammaliante, determina audience e questo porta soldi a chi investe su di lui, quanto basta per aprirgli le porte con la scusa che tanto, come tutti si giustificano, l'Hilter che si propone davanti al pubblico, in realtà, è un attore (come se ci fosse una differenza, quando poi i contenuti sono i medesimi). Eloquente l'atteggiamento del Fuhrer che assicura sempre di non aver mentito a nessuno: "Vi ho sempre detto chi io fossi." Ne deriva una feroce critica al popolo tedesco, dapprima per la società contemporanea e poi per essersi macchiato di uno dei più infausti momenti della storia totale del mondo. Si ribadisce come siano stati i tedeschi a  incaricarlo nel 1933 a condurre le sorti della Germania e si suggerisce che gli stessi sarebbero pronti a rifarlo ai tempi odierni, con un epilogo in cui Masucci afferma che, in realtà, Hitler non può esser davvero cancellato dalla storia perché, in realtà, rappresenta una parte dell'animo di ogni tedesco medio (questo quanto meno quello che gli autori sembrano suggerire). 

Tra i momenti più squisitamente cinematografici è da ricordare una sequenza in cui Wnendt ripropone, in chiave parodistica, la famosa scena del bellissimo La Caduta (2004) di Otto Hirschbiegel che è stata utilizzata un'infinità di volte su youtube, con sottotitoli di fantasia di volta in volta modificati, per sottolineare ogni debacle dal mondo sportivo a quello politico. 

Il film ha fatto proseliti in Italia tanto che nel 2018 Luca Miniero ha diretto Sono Tornato in cui a ritornare, quasi a fungere da concretizzazione dei proclami di uno dei compagni del Mostro di Firenze (nessun riferimento a Matteo Renzi, piuttosto al Vanni compare di Pacciani), è Benito Mussolini. Tutti a ridere e scherzare, eppure se si guardan certi sviluppi politici contemporanei si scoprirerebbe che il cinema, come spesso succede, non è mai troppo lontano dalla realtà. Commedia sì, ma mica tanto poi. "All'inizio anche noi ridevamo di lui..."

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati