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Ninotchka

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ninotchka

di passo8mmridotto
9 stelle

Mi piace ricordare questo film della Garbo, nel quale finalmente rideva. Una storia intrigante, tratta dal romanzo omonimo di Melchior Lengyel, diretta magistralmente da Ernst Lubitsch.

Ma prima di parlare, brevemente, della trama del film, vorrei raccontare un piccolo aneddoto sulla presunta vacanza della Garbo

in Costa Smeralda, tanti anni fa.

Frequentavo assiduamente Porto Cervo, vantavo conoscenze importanti, come Karim Aga Kan, l'indossatrice Bettina, William Holden, Virna Lisi e tanti altri. Personaggi difficilmente avvicinabili dai cronisti della stampa e dai paparazzi. Io in qualche modo riuscivo almeno a vederli. Un bel giorno, si sparse la voce che la Garbo avrebbe trascorso alcuni giorni di vacanza all'Hotel Pitrizza.

I fotografi arrivarono come mosche, il più intraprendente era un giovane romano, free lance che vendeva le sue fotografie ai settimanali della penisola. Ci recammo nei pressi dell'hotel, io conoscevo una guardia del Consorzio, una sorta di ranger con tanto di stella da sceriffo. Mi diede una dritta: l'orario in cui la Divina si recava nella piscina bordo mare a prendere il sole.

Io e il fotografo salimmo sul muretto a secco, raccomandai al ragazzo di stare attento perchè le pietre potevano franare, cosa che accadde puntualmente e lui finì tra le spine dei cespugli di more. La Garbo arrivò, il volto coperto da enormi occhiali scuri e con in testa un cappello di paglia di generose dimensioni. Il fotografo consumò tutta la pellicola della Rolley, felicissimo. Io scrissi poche righe per l' AGI di quel tempo.

Non potrei giurare che quella donna fosse veramente la Garbo, ci piaque crederlo, per poterlo raccontare quella notte stessa al Cafè du Port.

Nina Jakushova (Greta Garbo) ispettrice del governo sovietico, viene inviata a Parigi per controllare tre agenti precedentemente inviati nella capitale francese per vendere i gioielli della granduchessa russa Swana. Scopre che i tre agenti sono stati stregati dalla vita mondana parigina, e cercano di allungare i tempi di permanenza, complici del conte Lèon d' Agoult (Melvyn Douglas).

Nina viene a sua volta attratta dal bel mondo parigino, perde la sua grinta di ispettrice e la durezza del suo carattere. Finalmente sorride, cominciano a piacerle i bei vestiti, e beve champagne.

Richiamata all'ordine dal governo, ritorna in patria, difendendo l'operato dei tre agenti, che, discolpati dall'accusa di negligenza, vengono inviati a Costantinopoli per tentare di vendere preziosi tappeti.

I tre agenti a Costantinopoli incontrano Lèon, il quale si era invaghito di Nina. Poichè il conte non può avere il visto di ingresso per la Russia, i tre agenti con uno stratagemma fanno arrivare Nina a Costantinopoli, dove potrà unirsi a Lèon.

La storia è garbata, intelligente e trattata con grande maestria da Lubitsch, che ricordiamo in alcuni suoi capolavori del cinema brillante: "Mancia competente" (1932) - "La vedova allegra" (1934) - "Vogliamo vivere!" (1942) - "Il cielo può attendere" (1943).

 

 

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