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Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali

di zombi
6 stelle

non mi è mai capitato in modo così marcato come con tim burton; averlo amato e seguito con passione e dedizione e poi osservarlo, a lato, con sospetto e malizia... non si può di certo affermare che MISS PEREGRINE's.... sia un brutto film. 

la forma curata anche se al solito un pò stucchevole, come un dolce buono ma già alla seconda boccata nauseante.

le tante e buone opportunità che la materia avrebbe potuto garantire al regista un esito eccezionale, se solo l'avesse girato ai tempi di 

o magari un pò più tardi ai tempi di

due opere ovviamente affini e anche diverse, ma esemplificative del poetico talento del suo autore; talento che soggiace attonito e come osservatore di se stesso da vicino, come se non riuscisse a riconoscersi e a distanziarsene per emanciparsene, oppure per sfruttarlo, evolvendolo, per renderlo un pò più digeribile.

in M. P's... abbiamo "il solito" adolescente con problemi a relazionarsi coi coetanei, sbruffoni e stronzi.

i genitori sono altrove con la testa e non se ne curano(e la regia sceglie di inquadrarli sapientemente quasi di striscio come la madre donna in carriera con tacco fetish, o come il padre

Chris O'Dowd

L'incredibile Jessica James (2017): Chris O'Dowd

tratteggiato come un personaggio bidimensionale cresciuto come ha saputo fare, tutto da solo, con una passione per l'ornitologia) e lui si ritrova a prendersi cura del nonno considerato un lunatico sognatore ora purtroppo gravato dalla demenza senile.

in questa condizione disorientante il ragazzetto ovviamente si destreggia come può, discutendone con una psicologa, con estrema difficoltà appoggiandosi da sempre al nonno che però pare peggiorare nella malattia in maniera drasticamente e tragicamente repentina.

quindi quando in una notte di tempesta jake arriva alla casa del nonno per tenergli compagnia, trova la casa sottosopra, ne segue le tracce fino al boschetto adiacente, lo rinviene in fin di vita, con le orbite oculari svuotate e crede di vedere un terrificante mostro illuminato da un lampo, per jake finalmente diventano chiari tutti i racconti fattigli  prima di addormentarsi sulla sua giovinezza da soldato in inghilterra.

su consiglio della psicologa jake e il padre (chris o'dowd è a questo proposito un'ottima scelta attoriale; ha proprio il fisico del ruolo per interpretare un genitore spaesato cresciuto senza riuscire a riconoscere nel proprio, un refente adatto) si recano sulla sperduta isola britannica su cui venne costruita la casa per bambini speciali del titolo, trovandone però solo i resti carbonizzati e decrepiti.

la STORIA quindi entra a gambe tese nella trama del film. si parla di reduci della seconda carneficina mondiale e si parla di mostri riferendosi ai nazisti(molto più semplice chiamarli mostri parlandone con un bambino), da cui il nonno di origine polacche, dovette fuggire per salvarsi la pelle.

affascinato da sempre dalla scatola che il nonno conserva gelosamente, dentro cui sono conservate delle foto che ritraggono i bambini speciali della casa di miss peregrine, ma deriso e sbeffeggiato dal maestro e dai compagni per averli mostrati a scuola, jake dopo la sera della morte del nonno crede fermamente nella loro esistenza.

il ragazzo solo, incompreso da chiunque, inclusi i genitori che non sembrano essere fatti per il ruolo, tranne che dal nonno da sempre ritenuto un eccentrico e un padre distratto (il padre di jake ama fare birdwatching e osservarne il volo e le zone di nidificazione e l'isola potrebbe essere un paradiso per lui)trova nei racconti della casa per bambini speciali un mondo congeniale.

un mondo che lentamente durante gli anni formativi gli si palesa e che una volta arrivato sull'isola, lo accoglie come degno erede di suo nonno.

e qui il circo malinconico burtoniano prende il sopravvento sulla bellezza selvaggia e inclemente dell'isola britannica.

non sembra esserci la giusta amalgama tra gli elementi barocchi di burton, la realtà cruda di un'isola poco accogliente battuta da venti e tempeste, e l'umorismo del villain interpretato adeguatamente da samuel l. jackson.

scena

Alice nel Paese delle Meraviglie (1951): scena

è come se i bambini freaks protetti e (ma) confinati nella casa di miss peregrine non riuscissero a trovare una loro insana sistemazione all'interno di una meravigliosa isola sferzata dagli elementi che già da sola fa da confino naturale come la riserva di jurassic park.

nel mondo reale che ha spazzato via milioni di vite questi bambini speciali con doni altrettanto speciali sono rinchiusi in una concezione spazio temporale che si ripete ogni giorno fino al momento dello sgancio della bomba che ha distrutto la casa e grazie a miss peregrine, lo possono osservare come uno spettacolo cinematografico, sapientemente interrotto giusto prima della fine.

è esplicito che jake farà parte di loro , trovando lo spazio che nel mondo reale pare non esserci per lui.

dopo una resa dei conti baracconesca ambientata lapalissianamente su un molo dei divertimenti in disuso e chiuso al pubblico , jake col benestare del nonno ritrovato vivo, fugge dalla cittadina californiana per ritrovare i suoi amici, la sua maestra e l'amore della sua vita in un mondo che in effetti non esiste, per esistere sempiternamente tra le maglie del tempo.

peccato che questo finale lasci un certo amaro in bocca. la realtà non è sempre facile, lo sappiamo tutti, e a volte è crudele, ma sappiamo altrettanto bene che o si reagisce o si soccombe, e sono entrambe due vie di fuga. 

la terza via di fuga, quella suggerita dal film in un finale così amaramente happy a noi umani non è al momento permessa.

spazio per tanti visi noti e seconda collaborazione della splendida eva green, anche se purtroppo nonostante un'ottima pronuncia e dizione, non riesce ad uscire da un buon compito senz'anima al minimo sindacale.

chris o'dowd come ho già detto è nel fisico del ruolo, ma il suo personaggio è abbozzato e poi abbandonato, mentre everett, dench e janney sono lì a far numero per l'unica vera gustosa recitazione del film, quella di samuel l. jackson.

per tim burton una sufficienza molto stiracchiata dove si intravede forse il desiderio di tentare una strada nuova, ma un'incapacità a scovare il modo per individuarla è purtroppo molto accentuata.

 

 

 

 

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