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Agente 007. Vendetta privata

Regia di John Glen vedi scheda film

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La recensione su Agente 007. Vendetta privata

di solerosso82
5 stelle

James Bond (Timothy Dalton) vuole vendicare la morte della moglie di Felix Leiter (David Hedison), suo caro amico e collega americano torturato barbaramente dagli scagnozzi di Franz Sanchez (Robert Davi), pericoloso narcotrafficante precedentemente catturato dai due agenti segreti.

 

Mentre il ricambio di Connery con Moore mise d’accordo (col tempo) fan e critici, meno fortunato è stato Timothy Dalton, che abbandona il ruolo complice soprattutto il duplice flop al botteghino delle due pellicole interpretate: Vendetta Privata è il più basso incasso registrato dalla saga (aggiornando ovviamente i numeri all’aumento del prezzo dei biglietti). Più freddo rispetto all’elegante bonarietà british di Moore e privo dell’autoironia sadica di Connery, Dalton, bravo attore di teatro (doppiato ancora da Michele Gammino), è svantaggiato da un cambio di stile del personaggio non del tutto convincente (seppur apprezzato dai lettori, con un protagonista più “flaminghiano”), che tende a strizzare l’occhio agli hard-boiled americani, aumentando la dose di violenza esplicita e abbandonando del tutto l’armamentario tecnologico fantapolitico  (tipico della tradizione precedente) a favore di un maggiore realismo action. Senza i sovietici (complice l’imminente caduta del Muro), e i consueti viaggi per il globo, l’avventura si svolge esclusivamente in Florida, alla caccia di narcos portoricani. Tra i cattivi, l’anonimo Robert Davi è affiancato da un giovanissimo Benicio Del Toro, unico a conquistarsi la scena in un lotto di personaggi da b-movie. Assolutamente bypassabili le Bond-gilrs Carey Lowell e Talisa Soto, per un Dalton-Bond ancora una volta “morigerato” rispetto le facili conquiste del passato. Ultimo volta come M per Robert Brown. David Hedison torna a rivestire i panni di Felix Leiter (lo fu nel 1974 per Vivi e lascia morire) sostituendo John Terry (a sua volta introdotto nel precedente Zona pericolo): poco comprensibile in termini di continuity (del resto mai molto curata, tra inevitabili re-casting). Tra i congedi, anche quello di John Glen, regista delle ultime quattro avventure bondiane.

Consigliato solo per curiosi e cultori bondiani. Anche la title-track Licensed to Kill (di Gladys Knight) è tra le meno popolari di sempre.

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