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L'estate addosso

Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film

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La recensione su L'estate addosso

di barabbovich
2 stelle

Marco (Pacitto) e Maria (Lutz) sono due compagni di classe che non si sopportano, freschi di diploma in un liceo ultra esclusivo della capitale, entrambi invitati a San Francisco da un terzo compagno di classe (Poggi), anch'egli sottoproletario, iscritto all'università di Stanford. Quest'ultimo trova loro una sistemazione da due suoi amici, una coppia gay dove i due romani vacanzieri dovrebbero sostare un paio di giorni al massimo. La gita si protrae invece per un mese, con tanto di escursione a Cuba, sigillando un'estate indimenticabile nella vita di tutti e quattro.
Scritto tra una colica renale e un attacco di dissenteria acuta, c'è da augurarsi che L'estate addosso possa siglare l'abbandono definitivo di Gabriele Muccino al territorio americano. Dopo i pessimi La ricerca della felicità e Sette anime, con quest'opera il regista romano mette in scena un racconto di formazione che coinvolge una ragazzetta con la puzza sotto il naso e bacchettona (pronta tuttavia a trasformarsi repentinamente in una maliarda seduttrice) e un adolescente incerto sul proprio futuro e avvolto da pensieri plumbei. Condito con il consueto corredo di scene madri, urlatissime (il bisogno di mettere i sui attori nelle condizioni di gridare arriva qui al parossismo di una scena in cui due dei quattro protagonisti si trovano sulla sommità di una duna per sentire l'eco dei loro strilli), il film è un bigino di frasi fatte che strizzano l'occhio a un esistenzialismo di maniera, toccando - con venature palesemente autobiografiche - il tema della ricerca della propria identità declinato secondo una storia d'amore impossibile. In un contesto così inconsistente, come sempre ultraborghese e lontanissimo dalla freschezza di Come te nessuno mai, a poco serve la colonna sonora di Jovanotti o le riprese che alternano dolly e piani sequenza, manifesto di un solido mestiere messo tuttavia a servizio di una scrittura sciattissima.

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