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Suicide Squad

Regia di David Ayer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Suicide Squad

di MonsieurGustaveH
4 stelle

"Suicide Squad" si presenta come un blockbuster dalle grandi pretese che in definitiva riesce anche a generare un riguardoso intrattenimento, ma che lascia l'amaro in bocca per essere una grande occasione sprecata e per un ampio potenziale intrinseco gettato frettolosamente ai quattro venti.

I CINECOMICS

 

L'eterna rivalità tra Marvel e DC nella circoscrizione dei fumetti è ormai da parecchi anni stata traslata anche sul grande schermo, con la realizzazione di un vero e proprio "nuovo genere" cinematografico, quello supereroistico: una conquista per molti, una disgrazia per altri. Basti pensare, ad esempio, alle dichiarazioni di Alejandro Gonzalez Inarritu, regista - tra i più recenti - dei pluripremiati The Revenant e Birdman:

 

"Non c’è niente di terribile nel fissarsi con i supereroi quando si ha sette anni, ma da grandi è una forte debolezza, quasi come se non si volesse crescere. A Hollywood l’imperativo è fare soldi: se per un film che costa 20 milioni di dollari si prevede un incasso di 80 milioni, ti senti rispondere : “ne voglio 800 di milioni”. Continua: "Non penso siano un prodotto da buttare, anch’io a volte mi diverto a guardarli, sono semplici e con i pop corn ci stanno benissimo. Il problema è quando fingono di avere una qualche profondità. È una cosa che odio, perché non corrisponde a quei personaggi.  Se osservi bene questo tipo di film, la mentalità di fondo si basa su gente ricca, potente, che fa del bene e uccide il cattivo. Filosoficamente, non mi piace. Sono film che non dicono nulla, come scatole che contengono altre scatole e così via, senza lasciarti nessun senso di verità".

 

Per quanto mi riguarda, come nella maggioranza dei casi di questo tipo, la verità risiede a metà strada: certamente i cinecomics non possono definirsi in assoluto né capolavori o film d'autore, per evidenti mancanze tecniche e precisamente autoriali (nonostante varie correnti diffuse in particolar modo tra i giovani tendano ad orientarsi sempre più verso tale opinione, elevando a pepite d'oro una pellicola del suddetto genere appena pare timidamente superare la soglia del decoro), né tantomeno tossine per il cerebro a prescindere.

Sono il primo a non essere un grande estimatore di questo genere di film - così come naturalmente un individuo particolarmente suggestionabile potrebbe non amare l'horror, ad esempio - ma si tratta semplicemente di naturale soggettiva. Effettivamente però, per l'orda di fanciulli volti alla scoperta del cinema (come me d'altronde), trovarsi di fronte ad una massiccia produzione di siffatte opere e non possedere alcuna traccia da seguire per orientarsi, può significare l'inevitabile incappare nel rischio di prendere a modello queste ultime, arrivando al punto di non saper più discriminare la reale qualità di una pellicola quando vi si assiste.

Nonostante ciò, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Sarebbe ingiusto, infatti, non ammettere che in qualche disparato caso, si sono in vero presentati anche prodotti tutto sommato interessanti - per lo più coadiuvati anche da un buon comparto tecnico - che hanno mirato e centrato la realizzazione di un intrattenimento leggero ma piacevole, anche per i meri disinteressati alla fonte di provenienza.

 

Come però traspare dal mio voto (forse troppo generoso, forse troppo poco), purtroppo, uno di quei casi non riguarda affatto "Suicide Squad".

 

DC COMICS AL CINEMA E IL PROGETTO SUICIDE SQUAD

 

locandina

Suicide Squad (2016): locandina

 

La casa di produzione Warner Bros. Pictures (che detiene i diritti di sfruttamento del brand DC comics) sviluppa ulteriormente il proprio "DC Cinematic Extended Universe" - come usi impongono di denominarlo oggi - con questo terzo titolo, al secolo "Suicide Squad", la squadra suicida.

Scritta e diretta da David Ayer, la pellicola succede agli sventurati titoli che corrispondono a "L'uomo d'acciaio"(2013) e "Batman v Superman: Dawn of Justice" (2016, appena pochi mesi fa, in effetti): si parla di fallimenti sul piano qualitativo, chiaramente, dal momento che al botteghino riscossero un ampio successo, come d'altronde ci si poteva aspettare (nonostante le previsioni della major di produzione risultassero nettamente più elevate, al punto che la stessa giunse a dichiarare il progetto come un approssimativo fallimento, soprattutto alla luce degli incassi dei concorrenti Marvel - Disney con "Avengers: Age of Ultron" appena un anno prima). Si tratta quindi di un cosmo primordiale, quello della DC cinematografica, nato tangibilmente sotto una sciagurata stella.

 

Se Zack Snyder al timone de "L'uomo d'acciaio" e "Batman v Superman" era riuscito unicamente nell'impresa di mettere in cattiva luce il brand, da David Ayer ci si aspettava quanto meno un progetto più frizzante, che potesse ridare brio e nuova vita ad un universo esteso che già rischiava di caracollare pericolosamente per poi collassare su sé stesso in breve tempo, come una sorta di buco nero (probabilmente - a detta di molti - anche a causa dell'incompetenza dello stesso Snyder, nonostante sia sotto gli occhi di tutti il fatto che i fratelli Russo, in casa Disney, pur essendo registi egualmente mediocri, abbiano sempre dipanato ottimamente i propri doveri).        

                                                                                                            

Ma chi è questo fantomatico David Ayer? Sicuramente già conosciuto dalla maggior parte dei lettori,  esordisce nel 2005 con "Harsh Times - I giorni dell'odio", senza riscuotere un eccessivo successo ma forte di una discreta interpretazione da parte di Christian Bale, unico punto positivo in un film che di per sé risultò davvero infimo; prosegue la propria carriera registica con "La notte non aspetta",  "End of Watch - Tolleranza zero" e "Sabotage" (tutte produzioni tranquillamente dimenticabili, soprattutto quest'ultima, ai limiti dell' imbarazzante) fino al più recente "Fury", sicuramente la prova più convincente del regista dopo il già citato "End of Watch".

 

Andando quindi a paragonare il suddetto regista e Zack Snyder (gli unici due registi finora coinvolti dalla Warner), effettivamente la qualità filmica dei lavori dei due, se messi a confronto, non emerge né in favore di uno né dell'altro; certo, dovendo scegliere, Ayer garantirebbe per lo meno una regia concepibile ed una qualità filmica superiore, nonostante rappresentino entrambi l'emblema di molti nuovi registi, semplici mestieranti - per giunta piuttosto sgangherati  - che fanno del proprio marchio di fabbrica un montaggio da spot pubblicitario, con tanto in rallenty inutili quanto invasivi disposti tutt'altro che oculatamente.

 

A tal punto, perché aspettarsi qualcosa di più da questo "Suicide Squad" rispetto a quanto proposto in precedenza, dal momento che il regista non risulta, almeno sulla carta, tra i punti totalmente a favore?

 

Innanzitutto, volendo distillare al massimo, "L'uomo d'acciaio" e "Batman v Superman" soffrivano largamente di problemi tecnici, quali: una regia mai pulita, sempre eccessivamente magniloquente ad ogni inquadratura, volutamente spinta verso la maestosità senza un minimo spiraglio di luce al termine del tunnel (concetto che acquisisce un doppio significato, in quanto risultò anche evidente l'ispirazione totalmente "dark" tratta dal Batman di Nolan, tuttavia gestita in malo modo da Snyder, il quale andò ad incupire ed appesantire inesorabilmente un film che già in partenza voleva possedere necessariamente un'impronta profonda e seriosa); evidenti problemi di sceneggiatura e tagli in fase di post produzione; un montaggio a dir poco inaccettabile, inquinante la comprensibilità dell'azione e la scorrevolezza della trama. Un insieme di profonde lacune che resero infine la visione esplicitamente insoddisfacente.                                                                   

                                          

Fare peggio di così sarebbe stato davvero un'impresa; allo stesso tempo, fare di meglio sarebbe potuto essere davvero facile, soprattutto con un potenziale alla mano di simile portata: la materia trattata nei trailer via via rilasciati nel corso di una campagna pubblicitaria massiva e spesso fuorviante (si pensi alla figura del Joker che,  nonostante si fosse a conoscenza da tempo del fatto che sarebbe stata utilizzata come un carattere totalmente secondario, è stata il principale mezzo di attrazione per la promozione del film) facevano ben sperare. Potrebbe sembrare una componente poco importante in sé - il trailer - ma dal momento che i poco felici trascorsi (quello di Batman v Superman in particolare) risultavano ai limiti dell'aberrante, già questo poteva apparire come un piatto più invitante da pregustare: montato con un ritmo serrato a tempo di una musica interessante ed appropriata, perfetto per introdurre al "mood" della pellicola, presentava personaggi accattivanti e visivamente d'impatto.

Nonostante le critiche negative d'oltreoceano spuntassero una dopo l'altra come piccoli funghi in una passeggiata di montagna, la curiosità andava man mano crescendo.

                                                                                                                       

A visione terminata - ed ecco il motivo dello sproloquio precedente -  è incredibile constatare come il trailer del film fosse a conti fatti superiore al film stesso.  Ma procediamo con criterio.

 

IL MONTAGGIO

 

La pellicola risente fortemente fin dal principio di un montaggio ancora una volta maldestro, che inficia pesantemente la visione andando a creare una linea di narrazione a più riprese distorta e singhiozzante, offrendo come prodotto finale un' accozzaglia di scene che vanno a susseguirsi - soprattutto nella prima parte del film - senza un preciso filo logico; a ciò sicuramente va ad aggiungersi nuovamente lo scempio perpetrato dai forti tagli effettuati a riprese terminate, che disorientano totalmente un pubblico costretto a brancolare nel buio. A tal punto, non sarebbe scaturito un miglior risultato dilatando di una ventina di minuti chiarificatori la pellicola, postilla per cui probabilmente nessuno spettatore - o critico che sia - avrebbe avuto di che lamentarsi?

 

LA COLONNA SONORA

 

La colonna sonora è costituita da un buon numero di tracce per lo più non originali, di cui, tra le tante, "Bohemian Rhapsody" dei Queen e "Sympathy for the Devil" dei Rolling Stones che, come già descritto, risultavano ad un primo impatto un interessante accostamento ai personaggi schierati in campo (un po' come era già stato fatto in precedenza con "I Guardiani della Galassia" di James Gunn); ebbene, anch'esse si sono rivelate poi parte di un montaggio sonoro fallace, disposte con un criterio totalmente anarchico e decontestualizzato dalle scene, se non in rari casi (appunto i due citati). Etichettato dai più come uno tra i pochi pregi, risulta in definitiva piuttosto inconcepibile anche il suddetto montaggio sonoro.

 

LA TRAMA

 

Entrando invece nel vivo della pellicola, l'introduzione dei personaggi viene gestita con un approccio analitico a mio avviso abbastanza inconsapevole: Amanda Waller (interpretata da una Viola Davis piuttosto in forma), fautrice del progetto Suicide Squad, una squadra di pericolosi criminali al guinzaglio atta a sgominare l'eventuale avvento di una nuova forza estranea (alla luce della morte di Superman, secondo la Waller, potrebbe giungere sulla Terra un'entità di egual potere ma di diverse intenzioni), presenta i componenti della task force uno ad uno, con rispettiva "scheda tecnica" e un allegato contenente un flashback sulle origini del personaggio. Tale scelta porta inevitabilmente ad un incartamento narrativo che sopraggiunge fin da subito, andando a sovraccaricare un preambolo che pare non terminare mai.

La trama prosegue poi con un'introduzione che si dilata letteralmente quasi quanto l'azione che vi succederà: il pretesto per lo scaturire di quest'ultima (che costituisce poi la vera e propria missione della squadra e che viene mostrato solo a pellicola avanzata con il flashback di una scena precedente riproposta con un'aggiunta) risulta piuttosto frivolo, così come molte delle scelte compiute dai personaggi paiono del tutto incomprensibili (perché la Waller conserva futilmente in casa il gemello dell'antica statua che ha sprigionato la forza dell'incantatrice - contenente il malvagio fratello della stessa - correndo inutili rischi? Perché affida la bomba per far deflagrare il suddetto villain alla stessa Incantatrice, pur sapendo che nello stadio in cui si trova risulta totalmente inaffidabile ed inconscia delle proprie azioni?). Perdurano quindi diversi punti interrogativi irrisolti.

Infine, come discusso precedentemente, la trama risulta spesso raffazzonata e disgregata, soprattutto a causa del montaggio totalmente manchevole.

 

I PERSONAGGI

 

Adam Beach, Jai Courtney, Cara Delevingne, Joel Kinnaman, Margot Robbie, Will Smith, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Karen Fukuhara, Jay Hernandez

Suicide Squad (2016): Adam Beach, Jai Courtney, Cara Delevingne, Joel Kinnaman, Margot Robbie, Will Smith, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Karen Fukuhara, Jay Hernandez

 

Trattiamo ora quello che, almeno sulla carta, per il film dovrebbe rappresentare Achille nella propria interezza senza tener conto del tallone: i personaggi. Riguardo all'ampia presentazione descritta nella sezione "TRAMA", inoltre, ci sarebbe da segnalare un piccolo appunto: due componenti della squadra, infatti, non vengono nemmeno presentati. Si tratta di Slipknot, che possiede giusto il tempo di esibirsi e tentare di sottrarsi alle grinfie della Waller prima di essere fatto detonare, lasciando sulle labbra degli spettatori poco più che un sorriso di disappunto (scelta che chiaramente risente ancora una volta degli ampi cut) e Katana, combattente di arti marziali dotata di una spada (una katana, appunto) in grado di intrappolare le anime di chiunque ne venga a contatto.

A tal punto, che senso può avere imbastire un preambolo di quel tipo, per giunta fiacco e tedioso, senza nemmeno riuscire nell' intento di presentare tutto il cast di "super cattivi"? Inoltre, anche su questo ultimo punto, si potrebbe avere parecchio da ridire. I personaggi, durante tutta la durata della pellicola, rimarcano costantemente la loro cattiveria, la loro brutalità, come a voler moralmente controbilanciare la realtà dei fatti che li rispecchia come un gruppo di simpatici scapestrati tutt'altro che pericolosi, che si autodefinisce ridicolmente come una grande famiglia dopo appena un paio di giorni di conoscenza.

 

Entrando più nello specifico degli interpreti e dei personaggi, possiamo approfondire il discorso solamente riguardo a Deadshot ed Harley Quinn, in quanto degli altri personaggi (Killer Croc, Capitan Boomerang, El Diablo, Rick Flag, la stessa Amanda Waller e l'Incantatrice), al di là di una caratterizzazione estetica azzeccata e della buona prova attoriale degli interpreti, sappiamo ben poco, se non che probabilmente gli stessi attori con una sceneggiatura differente se la sarebbero cavata alla grande.

 

Will Smith è dunque Deadshot, lo spietato killer di Gotham che "non sbaglia un colpo".Il personaggio viene assimilato nel complesso abbastanza bene dall'attore americano, con un paio di battute piuttosto riuscite ed un approfondimento lineare ma adatto, nonostante i toni facciano chiaramente trasparire quanto esso sia di fondo il classico personaggio interpretato di routine da Will Smith - lacrime gratuite e sentimenti spiccioli annessi - semplicemente camuffato da sicario.

Harley Quinn, pseudonimo di Harleen Frances Quinzel, dottoressa dell'ospedale psichiatrico di Gotham e successivamente folle consorte del Joker,  è resa sullo schermo da Margot Robbie come il personaggio più apprezzabile della pellicola, nonostante la ridondanza nelle battute ed un rapporto con l'anzidetto Joker ai limiti del ridicolo: dovrebbe sussistere una relazione malata, basata sulla follia e ciò che ne consegue, con una continua sevizia a discapito della succube innamorata, quando risulta invece un rapporto puerile e insignificante, ricreato ad hoc per attirare i giovani, ignari di ciò che realmente avrebbero dovuto vedere trasposto.

 

Infine, il tanto atteso Joker di Jared Leto. Premettendone la notevole capacità attoriale, è indubbio che in lingua originale il suo personaggio perfori decisamente di più lo schermo; nonostante ciò, il doppiatore se la è cavata comunque piuttosto bene. Il suo personaggio compare per un totale di un quarto d'ora circa durante tutto il corso del film, in seguito ai vari montaggi ed alla scelta delle scene, estrapolate da più di un ora di girato. Esso è presentato in una versione piuttosto inedita,  ossia quella di un malavitoso locale con tanto di gioielli sfarzosi, tatuaggi e dentatura argentea. Ecco, personalmente, più che l'idea del Joker, ho avuto l'impressione di confrontarmi con un qualunque gangster di alto borgo patito della serie di Batman, che ha voluto così omaggiarla parandosi a tema per l'occasione. Chiaramente, questa è solo un impressione, in quanto con così poco tempo a disposizione sarebbe stato davvero arduo poter veder realizzato un ruolo a tutto tondo. Riponendo fiducia nel futuro e in un ottimo interprete quale Leto, auspico ad una prestazione di livello non appena vi sarà la possibilità di garantire un maggiore sviluppo del personaggio.

 

Jared Leto

Suicide Squad (2016): Jared Leto

 

Come ultimo punto, il villain: piatto e piuttosto monocorde - ma d'altronde come nella maggioranza delle produzioni di questo tipo - è l'Incantatrice, ancestrale creatura dai poteri magici intrappolata nel corpo di June Moon, ricercatrice scientifica interpretata da Cara Delevingne, modella sulla cresta dell'onda recentemente prestatasi anche al cinema (la ritroveremo presto anche nel nuovo film di fantascienza di Luc Besson, "Valerian"). Di buono, anche qui, c'è da evidenziare ben poco, dal momento che addirittura, oltre alla pessima scrittura del personaggio, anche la prestazione attoriale fornita risulta piuttosto pallida.

 

PUNTO D'ARRIVO

 

In conclusione, "Suicide Squad" si presenta come un blockbuster dalle grandi pretese che in definitiva riesce anche a generare un riguardoso intrattenimento, ma che lascia l'amaro in bocca per essere una grande occasione sprecata e per un ampio potenziale intrinseco gettato frettolosamente ai quattro venti.                                                                                                                                    

Dopo la miriade di critiche, talvolta fin troppo aspre - siamo infatti lontani dall'essere il peggior cinecomic mai realizzato - la speranza rimane nel fatto che la Warner Bros. Pictures impari dai propri errori, concetto che a quanto pare non risulta sia stato ancora ben assimilato dalla major, la quale dovrà mobilitarsi al più presto nel farlo se non vuole rischiare di trasformarsi essa stessa in una squadra suicida, affondandosi letteralmente con le proprie mani.

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