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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di champagne1
7 stelle

"non s'è mai visto un super-eroe con le scarpe di camoscio!..."

Mentre Roma è percorsa da inquietanti attentati dinamitardi di matrice tutta da definire, Enzo Ceccotti vive la sua vita di periferia con piccoli furti per procacciarsi il necessario: sigarette, dvd porno e yoghurt (alla banana?). Finché un giorno in maniera tanto inattesa quanto casuale, si immerge nel Tevere (ma non basterebbe) ove viene a contatto con misteriosi barili di robaccia radioattiva che gli procura dei super-poteri...

Cosa permette a un topos così culturalmente americano di diventare attuale e credibile nel contesto italiano, soprattutto dopo la delusione del film di Salvatores (Il ragazzo invisibile)?

Figlio di una cultura europea più avvezza al dubbio che alle certezze, il giovane regista Mainetti si cimenta a delineare un personaggio che somiglia più a Kick-ass o Deadpool che a Spiderman, una sorta di anti-eroe moderno, piccolo delinquente intento a soddisfare i propri bisogni,  che però alla fine diventa anche capace di trasformarsi in difensore dei suoi simili grazie all'amore di una giovane, sensuale e deliziosa psicopatica.

Nella storia riescono a convivere con assoluta naturalezza tratti da gangster-movie e da commedia romantica, e si mescola lo stile noir con un erotismo neanche troppo celato; il tutto all'interno di una ironia di fondo che consente allo spettatore di cedere al racconto e di accettarne le conseguenze estreme. Il dialetto, usato come lingua-madre, sembra marginalizzare la storia e tuttavia gli dà un'impronta più vera e credibile.

 

Grande impressione mi ha fatto Luca Marinelli nei panni del narcisista cantante di canzoni pop degli anni '80, psicopatico e inquietante, a cui alla fine lo spettatore probabilmente si affeziona.

Come anche Ilenia Pastorelli: una prova squisita che ora merita conferme più alte.

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