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La pazza gioia

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su La pazza gioia

di maghella
8 stelle

Paolo Virzì, dopo la trasferta vicentina col bel “Il Capitale Umano”, torna in Toscana e alla commedia. Detta così sembra un ritorno al sicuro ovile della “facile risata”, in verità dietro ai toni da commedia si nascondono i drammi di 2 donne: Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti). Le due sono utenti di una casa di recupero per persone problematiche, una bella villa colonica sulle colline pistoiesi riconvertita in struttura pubblica per l'asl regionale toscana. Beatrice è una contessa caduta in disgrazia, con varie condanne per bancarotte fraudolente, stalking e molestie e con disturbi bipolari. Donatella è una ragazza ricoverata con TSO, che ha tentato il suicidio più volte, con gravissimi problemi di depressione ha cercato di rintracciare il suo bambino dato in adozione. Le due donne, per una strana alchimia, diventano amiche all'interno della struttura, come la si può intendere un'amicizia in questi casi: non ci sono scambi di confidenze ma piuttosto una complicità che porta l'una a fidarsi dell'altra. L'esuberanza di Beatrice compensa la diffidenza di Donatella, le due fanno coppia fissa nella vita quotidiana della struttura, un po' subendosi un po' cercandosi. Intorno a loro un mondo protettivo di assistenti sociali e di cooperanti, che cercano come possono di gestire l'entourage delle utenti. Durante un'uscita dalla struttura per un lavoro socialmente utile in un vivaio della zona, Donatella e Beatrice approfittano di un ritardo del pulmino per scappare. Inizia così per loro la fuga alla pazza gioia, per riprendersi quello che hanno perso della loro vita.

Beatrice e Donatella non sono infatti le Thelma e Louise all'italiana che si può pensare superficialmente in un primo momento, se infatti le due americane scappano dalla loro quotidianità e dal loro passato, le nostre due toscane fuggono proprio per ricercare i frammenti più importati della loro vita, tutto ciò che gli aveva dato un senso e un valore.

Per Beatrice sono le cose materiali ciò che le davano la felicità: una buona cena in un ristorante di lusso, una gita al Giglio sulla barca di 16 mt, la villa sull'argentario e l'amore disperato per un delinquente imbroglione che le ha fatto sperperare tutti i suoi beni. Per Donatella è la ricerca del figlio perduto e dell'amore verso un padre assente da molti anni.

La seconda parte del film è un continuo correre per le strade provinciali che vanno da Pistoia e Viareggio, con le varie fermate obbligate dagli imprevisti del caso.

Si ride e si piange, proprio come si dovrebbe fare nelle belle commedie all'italiana. Si ride dei pasticci e delle situazioni assurde nelle quali le due amiche si infilano: Beatrice sempre eccentrica e “in valvola”, Donatella al seguito, quasi dimessa che però non abbandona mai la sua incomprensibile amica.

Solo quando il raffronto con un passato troppo doloroso per Donatella si farà sentire, le due avranno un momento di debolezza e il loro rapporto vacilla, per poi rafforzarsi.

Una storia potente che si fa forza proprio delle fragilità delle due protagoniste le quali non si possono che amare incondizionatamente. Ma Virzì è sempre molto politico nei suoi film, e le sue storie funzionano proprio perché sono contestualizzate al periodo storico in cui vengono raccontate. “Certe persone” speciali, che per qualche ragione vengono espulse e non accettate più dal loro ambiente e dalla loro famiglia, come si devono collocare nella società? Vanno isolate in luoghi protetti o reinserite? Donatella e Beatrice sono sperdute senza i loro punti di riferimento, la prima li cerca continuamente negli oggetti che disperatamente si porta dietro (profumi, vestiti ecc), la seconda se li tatua sul corpo sotto forma di nomi e simboli. Le strutture alle quali sono state affidate sono accoglienti ma non risolutive per un loro reale inserimento nella società. Tornare fuori non vuol dire cominciare da capo senza farsi domande. Tornare fuori è possibile solo quando si è effettivamente compreso ciò che fuori si è perduto, e quindi RiCominciare.

La bravura delle due protagoniste, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, è fondamentale per l'ottima riuscita del film. Due ruoli femminili bellissimi che difficilmente si sono potuti vedere nel cinema italiano degli ultimi anni. La follia delle due amiche è forse solo disperazione e dolore, e la medicina migliore è proprio quella cosa strana che si crea tra due persone a loro insaputa, che le fa legare l'una all'altra senza un vero motivo. Le due attrici paiono veramente in sintonia su questo aspetto, non accavallandosi mai, si aiutano a valorizzare l'un l'altra le proprie differenze attoriali.

Ma se le due attrici protagoniste sono fondamentali, tutti i personaggi di contorno non sono da meno. Se Paolo Virzì è bravo in una cosa è proprio in quella di saper costruire un contorno di caratteristi eccellenti (grande insegnamento della commedia all'italiana dei tempi d'oro). Dalle “mattarelle” della Villa di accoglienza fino all'ultima delle comparse, tutti sono sempre “disegnati” a dovere, senza nulla di approssimativo e lasciato al caso.

Quando si ride e improvvisamente dopo scendono i lacrimoni caldi sulle gote... è la commedia riuscita.

 

Note Personali.

Il film è girato nelle zone in cui abito, Montecatini Terme e la provincia di Pistoia. Ebbi la fortuna di assistere al set del film per una intera serata mentre si giravano alcune scene nei pressi della stazione di Montecatini T. Alcuni ricordi di quella sera sono raccolti in questo post della Redazione in cui venivano presentate delle foto in esclusiva. Una battuta che ho adorato del film è stata: “siamo nel buco del culo del mondo: Montecatini T.”...si vede proprio che Paolo Virzì conosce a fondo il luogo. Bravo!

Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti

La pazza gioia (2016): Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti

 

 

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