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Un bacio e una pistola

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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La recensione su Un bacio e una pistola

di spopola
8 stelle

«Io non ho ammiratori. Sapete cosa ho? Clienti. E i clienti sono tuoi amici.»

(Mickey Spillane, 2004)

 

Capolavoro indiscusso del genere noir, Un bacio e una pistola è il film col quale Aldrich ha fatto una radicale, importante ed opportuna operazione di revisione critica del detective-movie.

Grazie a uno stile serrato ed epilettico che sorregge magnificamente tutta l’impalcatura del racconto, è riuscito infatti a trasformare la trama tutto sommato banale del giallo di Spillane, in un inedito affresco sul sadismo.

A suo modo dunque, la pellicola ha assunto il senso di un vero e proprio saggio sulla brutalità e la violenza tipico del cinema aldriciano. Al tempo stesso però il film è anche uno spettacolo pirotecnico pieno di invenzioni strabilianti e di eccellenti soluzioni formali che non rinnegano, ma semmai esaltano anche se in una nuova e fino a quel momento inesplorata dimensione, proprio quelle atmosfere oniriche sottilmente perverse care al genere, ottenute spesso con primi piani e inquadrature fortemente dissonanti, ma mai disarmoniche.

 

Un poliziesco molto tortuoso quindi, come del resto lo sono (quasi) tutte le derivazioni cinematografiche realizzate prendendo spunto dai romanzi non solo di Spillane[1] (non molto frequentato dal cinema, devo dire in rapporto alla mole di romanzi e racconti che ha scritto e pubblicato[2]) ma anche di Chandler o Hammett (considerati gli altri due padri molto più blasonati del genere hard-boiled), nel quale il regista sembra trovarsi perfettamente a suo agio nel provare a sgrovigliare la matassa.

 

In ossequio alla morale di quegli anni, si può comunque convenire che, rispetto al romanzo di partenza che aveva avuto un grande successo anche qui  in Italia[3], qualche rudezza (per qual che riguarda la crudeltà,la violenza e la crudezza di certe situazioni di carattere sessuale)nel film, sia stata abbastanza smussata e posta un poco in ombra (da considerare però non come difetto, ma come necessità oggettiva) poiché nonostante questi “alleggerimenti”, alla sua uscita il film, a causa del perbenismo imperante e ancora dominante, fu comunque definito da una critica davvero molto avversiva e poco conciliante, “un’opera troppo brutale  piena di atrocità grandguignolesche tutt’altro che necessarie”.

 

I tempi però (e fortunatamente) sono lentamente ma progressivamente maturati e ciò ha permesso a quest’opera davvero fondamentale nella filmografia del regista, di superare, annullandole, tutte queste malevoli (incompetenti?) dichiarazioni di allora fino a trasformarsi in un piccolo ma corposo cult-movie (quale giustamente è considerato adesso). Dentro ci sono infatti (sia pure in nuce ma già ben evidenti), le caratteristiche più tipiche e salienti che si ritroveranno poi ben più amplificate,in tutta (o quasi) la filmografia del regista.

Anche in questo caso infatti il taglio (e lo stile) con cui Aldrich si approccia al film è molto personale e riconoscibilissimo: al tempo stesso brusco e conciso ma qui vivificato da un elemento in più, lo splendido bianco e nero della fotografia di Ernest Lazlo che si conferma anche ai giorni nostri come un importante valore aggiunto davvero decisivo per conferire alla pellicola una atmosfera giusta ed appropriata.

 

Pur se poco noti, un plauso va anche agli attori (tutti preparatissimi e validi professionisti)a partire da Ralph Meeker (il detective Mike Hammer, protagonista della storia).

Ralph Meeker, Gaby Rodgers

Un bacio e una pistola (1955): Ralph Meeker, Gaby Rodgers

 

Sinossi

Nel film si raccontano le gesta di Hammer, uno dei più celebri private eye prodotti dalla letteratura giallo/noir americana del secolo scorso. Scortato dalla sua fidanzata Velda, Hammer si trova casualmente alle prese con il furto di una misteriosa valigetta contenente materiale radioattivo.

La vicenda prende il via da un casuale incontro notturno sulla strada. Chi ferma la macchina di Hammer è Cristina che, terrorizzata, sta fuggendo, tallonata da vicino, da una banda di misteriosi killer che la vogliono uccidere. Il detective (che non riuscirà a salvare la ragazza dalla sua  triste sorte)decide allora di mettersi sulle tracce dei banditi aiutato da una certa Lilly Carver che si rivelerà una pericolosa doppiogiochista.

Nel prosieguo della storia, tutto diventa comunque molto complicato e rocambolesco ma io (giustamente) mi fermo qui perché non voglio spoilerare e preferisco di gran lunga che siano gli spettatori a scoprire il resto come dovrebbe sempre accadere per tutti i polizieschi di qualunque grado.

 

 

Ralph Meeker, Maxine Cooper

Un bacio e una pistola (1955): Ralph Meeker, Maxine Cooper

[1]Mickey Spillane, pseudonimo di Frank Michael Morrison Spillane (New York9 marzo 1918 – Murrells Inlet17 luglio 2006), è stato un fumettistascrittore e sceneggiatore statunitense considerato a giusto titolo assieme a a Dashiell Hammett Raymond Chandler (di gran lunga superiori a lui  per qualità  letteraria) uno dei padri del genere hard-boiled del quale (adesso si può dire) ne ha rappresentato  il lato più pulp e corrivo.  

Interessato più ai quattrini che alla fama letteraria (era solito dire che non aveva ammiratori fra i suoi lettori ma bensì solo clienti e questo la dice lunga sul suo pensiero), si vantava comunque di essere l'autore più tradotto al mondo dopo LeninTolstojGor'kij Verne  e amava sottolineare a titolo di vanto personale, che a differenza di loro lui questo record lo aveva raggiunto quando era ancora in vita). Anche se adesso il suo nome è poco ricordato, raggiunse una notevole fama nella seconda metà del secolo scorso non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo compresa l’Italia dove i suoi romanzi con donnine seminude sulle copertine, furono venduti con successo soprattutto nelle edicole dove andavano letteralmente a ruba.

Non fece mai della sua “arte” un titolo di merito. Dichiarò  infatti  in più di un’occasione, che lui scriveva unicamente per guadagnare denaro. Nonostante questo suo menefreghismo un po’ guascone, si aggiudicò  comunque anche qualche riconoscimento prestigioso come il titolo di Gran Maestro che gli fu assegnato nel 1996 dall’autorevole organizzazione dei Mystery Writers of America

Il suo personaggio più conosciuto, protagonista di molte avventure seriali, è stato proprio  l'investigatore privato Mike Hammer (all’epoca si diceva, e lo si pensa ancora, che Hammer racchiudesse in sé  tutte le caratteriste reali insite nell’indole maschilista e violenta da vero macho del suo autore). Anche Hammer infatti è cinico, violento e sbrigativo tanto con i malviventi quanto con le donne. Con lui condivideva pure il pervicace anticomunismo più volte imputato allo scrittore e del quale si trovano tracce in  quasi tutti i suoi  romanzi che evidenziano anche il disincanto caratterizzato dalla forte misoginia (una caratteristica che in parte si ritrova pure nei romanzi di Chandler e Hammett  dai quali sarebbero derivati poi in anni successivi, i protagonisti pulp di ben altra stoffa e caratura, frutto del talento visionario di cineasti come Quentin Tarantino e Oliver Stone).

L’enorme  popolarità di Mike Spillane è comunque testimoniata dal fatto  che il suo nome  (o i suoi romanzi), sono stati citati sia nel primissimo episodio di  Happy Days dove I, The Jury (Ti ucciderò) il suo primo racconto lungo viene  utilizzato  da Richie  per conquistareMary-Lou Milligan  e Potsie lo indica come appena pubblicato (espediente chiaramente usato per datare la serie),  sia   (fra l’altro in maniera molto più esplicita) nel film di Stanley Kubrick Full Metal Jacket (1987) dove il Sergente Maggiore Hartman chiede al soldato Jocker "You think you're Mickey Spillane?"  quando, durante  l’assegnazione dei gradi di fine addestramento, scopre la sua intenzione di partecipare a un corso di Principi di Giornalismo Militare.

 

[2] Il titolo più importane e più significativo, è proprio questo Kiss Me Deadly (Un bacio e una pistola ) versione cinematografica del romanzo scritto e pubblicato nel 1952 girata da Aldrich  nel 1955. Gli altri romanzi trasposti per lo schermo sono stati:

 

­I, The Jury (Ti ucciderò) il suo primo romanzo uscito nel 1947 che ebbe un clamoroso successo e, dal quale sono state tratte due versioni differenti a distanza di molti anni:

La mia legge  (I, the Jury) del 1953, per la regia di Harry Essex

Io, la giuria (I, the Jury) del 1982, per la regia di Richard T. Heffron con Armand Assante, Paul Sorvino e Barbara Carrera,

piu un “corto” di soli 9 minuti, Ti ucciderò del 1961, per la regia di Corrado Farina

 

The Long Wait (La lunga notte)  romanzo del 1953 trasposto per lo schermo l’anno successivo da Victor Saville con Anthony Quinn, Charles Coburn, Gene Evans, Peggie Castle

 

My Gun is Quick (Una ragazza e una pistola) romanzo del 1950 trasposto per lo schermo nel 1957 da George A. White e Phil Victor con Robert Bray, Whitney Blake, Donald Randolph, Gina Core

 

The Girl Hunters (Cacciatori di donne) romanzo del 1962  trasposto per lo schermo l’anno successivo dai Roy Rowland con Mickey Spillane nel ruolo di Mike Hammer, Shirley Eaton, Lloyd Nolan.

 

The Deltas Factor (Morgan il razziatore) romanzo del 1965 trasposto per lo schermo nel 1971 da Tay Garnett con Christopher George, Yvette Mimieux, Yvonne de Carlo, Ted de Corsia.

 

Sono stati comunque molti gli imitatori che si sono inspirati a Mike Hammer anche cinematograficamente parlando ma solo come figura iconica.

 

[3] Così tanto popolare anche qui da noi, da meritarsi anche una canzone: “Donne e pistole” di Marino Marini e Valleroni che ripropongo qui di seguito nella versione del quartetto “Due + due” di Nora e Paola Orlandi: (https://www.youtube.com/watch?v=WXEkdXPDGdM)

e il cui testo è il seguente:

“Leggendo un romanzo
di Mickey Spillane
le pupe son bionde
le tasche son pien
si corron dei rischi
si bevon dei whisky
si ascoltano i dischi
del gran Frankie Lane
C’è un losco francese
che parla in argot
un cuoco cinese
di nome Lin Cio
e cento donnine
perverse e carine
che han nome
Veronica Yvonne e Margot
Però la più bella
si chiama Roberta
e dentro la calza
ci tiene la Berta
almeno un agente
fa fuori ogni dì
perchè i piedipiatti
li tratta così
In ogni romanzo
di Mickey Spillane
la formula è buona
l’autor lo sa ben
un po’ di violenza
fa tanto chery
si vendon milioni
di copie così
C’è Joe detto il tappo
che ha fatto l’inghippo
e tiene il malloppo
in casa di Pippo
per fare un dispetto
al suo vecchio padron
ha chiesto un riscatto
di cento milion
Ma c’è un mendicante
che passa di lì
che invece è un agente dell’F.B.I.
si chiama O’Hara
silenzio si spara
e il nostro romanzo
finisce così
Però la più bella
si chiama Roberta
e dentro la calza
ci tiene la Berta
almeno un agente
fa fuori ogni dì
perchè i piedipiatti
li tratta così
In ogni romanzo
di Mickey Spillane
la formula è buona
l’autor lo sa ben
un po’ di violenza
fa tanto chery
si vendon milioni
di copie così,

 

 

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