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È solo la fine del mondo

Regia di Xavier Dolan vedi scheda film

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La recensione su È solo la fine del mondo

di steno79
6 stelle

Nathalie Baye

È solo la fine del mondo (2016): Nathalie Baye

Nel ritirare il Grand prix a Cannes nel 2016 assegnato con una certa generosità dalla giuria, il regista Xavier Dolan ha citato una frase di Anatole France per cui lui "preferisce la follia delle passioni alla saggezza dell'indifferenza". A mio modesto parere, in questo caso le passioni lo hanno un po' tradito perchè il film è troppo giocato sull'eccesso, rispetto al precedente "Tom at the farm" che per certi versi raccontava una storia simile si assiste a un passo indietro sia nella forma che nei contenuti. Dolan vorrebbe raccontare un microcosmo familiare di meschinità e sopraffazione dove il protagonista non riuscirà neppure a confessare di avere una malattia che lo sta uccidendo dopo un'assenza di dodici anni, e per fare questo sceglie la via insidiosa di una trasposizione di una pièce di Jean-Luc Lagarce che guarda molto al cosiddetto teatro filmato perchè basata essenzialmente sulla parola e sui dialoghi, anche se le posizioni della macchina da presa e la costruzione dell'inquadratura sono comunque curate molto più che in tanti altri film di matrice teatrale. Se da un lato può avere il merito di divulgazione di un autore "difficile" come Lagarce, che in Francia è fra i più rappresentati mentre in Italia resta semisconosciuto, per il resto accumula una serie di scene madri ad alto contenuto emotivo che su 95 minuti finiscono per stancare e dove gli attori troppo spesso sono spinti a strafare: i miei preferiti restano il protagonista Gaspard Ulliel che ha la faccia afflitta come si conviene al personaggio, Nathalie Baye che è sempre una grande signora dello schermo anche quando viene spinta sopra le righe, mentre Vincent Cassel fa il suo ennesimo personaggio isterico "à la Vincent Cassel" e Marion Cotillard e Lea Seydoux non sono al meglio delle loro possibilità, francamente inferiori a quanto ci hanno fatto vedere in tanti altri film. Carini ma non entusiasmanti i flashback del passato conditi da canzoni pop abbastanza orecchiabili. Dolan mira ad un cinema di sentimenti viscerali e grandi passioni, ma forse dovrebbe tornare a qualcosa di più genuino, meno costruito. Qui sembra sempre che si aspetti l'applauso del pubblico, ad ogni scena clou. Non è il disastro che in molti hanno sostenuto, ma è un film troppo ambizioso e solo in parte risolto, anche piuttosto narcisistico: il dolore è troppo ostentato, i discorsi si fanno troppo enfatici, ci voleva una maggiore misura. Tuttavia Dolan è un regista così frenetico che in futuro ci darà sicuramente parecchie sorprese, e nel frattempo coglierò l'occasione per recuperare altri suoi film.

voto 6/10

 

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