Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Impietosa rappresentazione della famiglia, un assemblaggio di persone male assortite che si trovano a vivere insieme non per propria scelta.
Un film teatrale, da camera, tipo "Carnage": struttura ideale per fare a pezzi la famiglia. Un figliol prodigo - trentaquattrenne drammaturgo omosessuale di successo - ritorna a casa dopo dodici anni di assenza per comunicare alla famiglia (madre, fratello maggiore, sorella minore e cognata mai conosciuta prima) la sua imminente morte. Tornano a galla tutti i problemi che l'hanno portato una dozzina d'anni prima a lasciare la famiglia: il difficile rapporto col fratello, soprattutto, la sua gelosia per i successi da lui raggiunti e la sua frustrazione per non essere riuscito, come lui, a fuggire dal paese d'origine. La sorella lasciata bambina è ora una giovane donna insoddisfatta con problemi di tossicodipendenza; la cognata, incapace di esprimersi pienamente, appare soffocata dalla forte figura del marito. Tra litigi, recriminazioni, urla e rappacificazioni attorno al tavolo da pranzo, scorre un'ora e mezzo di parole, sguardi, silenzi. E, soprattutto nella prima parte, magnifiche inquadrature di minimi dettagli: oggetti, parti del corpo, squarci di paesaggi innevati. Nella seconda parte, prevalgono i primissimi piani, che rendono l'atmosfera familiare ancor più claustrofobica. Il finale, prevedibile fin dall'inizio, non fa che confermare l'impossibilità di trovare rifugio o comprensione nella famiglia, assemblaggio di persone male assortite che si trovano a vivere insieme non per propria scelta. Forte, intelligente, ben diretto e ben recitato.
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