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Vogliamo vivere

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Vogliamo vivere

di OGM
10 stelle

Il cinema che fa scuola è quello capace di incantare con il suo gioco di false verità, con la finzione della vita quotidiana che diventa una geniale forma di illusione. Il teatro dei rapporti sociali ed il teatrino della politica possono vedere il proprio squallore tirato a lucido e nobilitato dalla letteraria magia degli equivoci e dei travestimenti: quello che, nel genere comico, degenera sfacciatamente in caricatura, nella commedia si contiene entro i limiti del riflesso in uno specchio impercettibilmente deformante, in cui le imperfezioni si trasformano in squisiti ornamenti. La raffinata operazione della copia quasi conforme si distingue dalla grossolana contraffazione della satira perché, contrariamente a quest’ultima, non fa perdere al soggetto la sua credibilità: i difetti restano, e sono evidenziati, ma non intaccano la complessiva umanità del personaggio, che conserva comunque la sua forza e, magari, la sua pericolosità. Ne Il grande dittatore il ridicolo riduce Hitler e Mussolini ad innocue macchiette: nel film di Lubitsch, invece, il nemico rimane tale, con il suo potenziale distruttore, non è per niente stupido e non scherza. Contro di lui, l’arma vincente non è la presa in giro, ma la sua versione seria, che è l’inganno, ossia il doppiogioco che riproduce, in un contesto bellico, la menzogna che caratterizza tanti aspetti della normale convivenza. Questa comune pantomima scimmiotta i canoni dell’arte recitativa:  la formula “to be or not to be”, presa in prestito dalla famosa tragedia shakespeariana, diviene così una parola d’ordine tra amanti adulterini, e viene poi scambiata per un codice segreto, scatenando un’autentica guerra di spie. Il mestiere dell’attore - la cui dignità artistica, in quest’opera, viene bonariamente messa in dubbio – si rivela quindi di primaria utilità pratica: i commedianti sono gli eroi di un mondo dominato dall’assurdità, che può essere combattuta solo cavalcando il paradosso, ovvero imparando ad essere, contemporaneamente, se stesso e il proprio opposto.  

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