Regia di Frank Capra vedi scheda film
La premessa in cielo presenta subito la vicenda come una favola, ma tutt'altro che ottimistica, almeno nel senso tradizionale. Sempre più diventa esplicito il senso evangelico di un trionfo realizzato sulla croce, nel senso di dedizione agli altri, anche se concluso con il riconoscimento da parte degli altri, che partecipano tutti a risolvere il problema che aveva indotto George Bailey a tentare il suicidio. Curioso (o volutamente giocoso) il fatto che, a differenza di George, l'angelo che interviene a salvarlo lo faccia per un preciso interesse pratico, per guadagnarsi le ali, e non per amore disinteressato, e sia considerato poco intelligente dai colleghi angeli e da San Giuseppe.
Questa volta il ricco avido non viene convertito né punito per le sue malefatte, anche se resta scornato anche materialmente per il fatto che il buono la spunta. Il quadro della realtà non è affatto idilliaco, come non lo era nei precedenti film di Capra, ma l'intervento favolistico dell'angelo consente di vedere quanto più amaro sarebbe stato quello stesso mondo senza la generosità di George, o piuttosto come chiunque sia una nullità se non si impegna a favore degli altri. Che è poi la morale del sassolino de La strada, o dell'importanza del battito d'ali della farfalla in Amazzonia. Più interessante la rappresentazione visiva di come sarebbe il mondo senza George, quadro amaro forse ispirati ai noir dell'epoca, di luci ingannevoli nelle vie e di tante solitudini che si urtano fra loro, con tanta violenza e indifferenza reciproca.
Sempre più "ignobile" e stupido il giudizio di Ghirardini (p 919) che lo considera "un ignobile e noiosissimo polpettone propagandistico che doveva dimostrare ancora una volta (…) che questo è pur sempre il migliore dei mondi possibili". In realtà il film cerca di mostrare, in modi talvolta ingenui o poco convincenti, ma sempre garbati e non banali, che la vita, anche la peggiore possibile, è sempre meravigliosa se la vivi generosamente.
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