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Janis

Regia di Amy Berg vedi scheda film

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La recensione su Janis

di FilmTv Rivista
7 stelle

Fa un certo effetto pensarla lì, nella camera di un motel di Los Angeles, morta di overdose a 27 anni, il 4 ottobre 1970. Janis Joplin: una delle più grandi voci della storia del rock. Fa un certo effetto perché in Janis, film di montaggio realizzato con materiali d’archivio, a colpire sono proprio la solitudine e la fragilità di una little girl blue, di una ragazzina triste. Janis era di Port Arthur, Texas, e l’odio per le sue radici (ma non per la sua famiglia) e la rivalsa verso chi a scuola la maltrattava perché bruttina, o perché dalla parte dei neri, non se li è mai scordati. Nemmeno quando divenne una star a San Francisco con i Big Brother and the Holding Company, quando si esibì al Festival di Monterey o a Woodstock. Janis era furiosa verso chi l’aveva ferita, ed era capace di mollare tutto per una rimpatriata di compagni del liceo, giusto per far vedere chi era diventata. Nel film di Amy Berg, ovviamente, c’è anche molto altro: le radici soul, il rock anni 60, il Chelsea Hotel, gli amori tristi e pure un’esibizione in treno di Me and Bobby McGee con i Grateful Dead. E se nelle parole di amici, compagni di band e produttori emerge anche il sostanziale spreco che la Joplin fece della sua voce, a emergere sono sempre il dolore e la spinta all’autodistruzione, la voglia di sballarsi e divertirsi come sola via di fuga da un paese che la povera Janis, in realtà, non riuscì mai veramente ad abbandonare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 40 del 2015

Autore: Roberto Manassero

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