Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film
La televisione come regno del riciclo e dell'indifferenziato.
Per una volta fare quello che fanno tutti. Per una volta giocare con il trash senza andare oltre. Per una volta riprendere con la macchina fissa un volto piacevole e normale all’apparenza lasciandolo parlare. Molti fanno tv-spazzatura , pochi come i nostri lasciano decomporre la stessa per trasmetterla nel momento del disfacimento organico. L’unicità dei due siciliani sta nel non accettare la logica omologante di nascondere sotto vari profumi il modello unico televisivo del trash. Per una volta che si dimenticano di lasciare sotto il sole la spazzatura e quindi si presentano in maniera esteticamente gradevole lo fanno solo per rendere ancora più esplicita la bruttezza etica di quello che li circonda. Dietro il volto pulito del presentatore c’è la stupidità di chi crede di conoscere e l’ignoranza di chi crede di saper parlare di chi pensa di fare cultura ma che non riesce più a decifrare i proverbi della sua terra. Dietro la bruttezza esteriore dei “ mostri” di Cipri e Maresco c’è la purezza interiore, la mancanza di consapevolezza di fare e dire le cose senza pesare le conseguenze , senza capire quello che si sta facendo o dicendo , ignoranti ma innocenti fuori dal sistema. Il cinismo questa volta è lasciar parlare il nostro personaggio cosi che da solo dimostri la sua normale intelligenza . Più dura il suo quarto d’ora di celebrità meglio il modello verrà strappato ad ogni difesa, mentre si conosce l’uomo meglio si spoglia della sostanza, ogni volta che si nega la mafia si uccide la propria storia.
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