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Loro chi?

Regia di Fabio Bonifacci, Francesco Miccichè vedi scheda film

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La recensione su Loro chi?

di mm40
6 stelle

Davide, impiegato in cerca di gloria professionale, incappa in Marcello, truffatore seriale. Perde tutto: lavoro, moglie, casa e soldi in banca. Ma trova un compagno di scorribande proprio in Marcello. Insieme architettano la madre di tutte le truffe, abbastanza assurda e arzigogolata da trarne un libro.

 

Come sarebbe Il sorpasso (Dino Risi, 1962) girato mezzo secolo più tardi? La risposta è inequivocabilmente questa: Loro chi?, scritto dalla penna felice di Fabio Bonifacci e dallo stesso diretto in tandem con Francesco - figlio del grande critico cinematografico Lino - Miccichè. Esordio sul grande schermo, dopo tanta tv, per il secondo e per il primo debutto tout court dietro la macchina da presa, il film è uno straordinario congegno che mescola con equilibrato dosaggio azione, divertimento, tensione e ironia riuscendo più volte a risultare imprevedibile, fino al rocambolesco quarto d'ora finale. Cosa è realtà e cosa fantasia? Inutile perfino chiederselo: al termine di questa pellicola rimane solamente la sensazione piacevolissima di essere stati spettatori di una ben concertata affabulazione. Un'ultima nota positiva va infine spesa per l'irresistibile Marco Giallini, il Gassman della situazione: un paragone qui tutt'altro che esagerato. Passando poi alle dolenti note, va senz'altro denunciata la carenza di appeal di Edoardo Leo nei confronti della camera: simpatico e belloccio, non va però oltre alle doti esteriori, quelle più evidenti: messo al fianco di Giallini, il differente peso specifico attoriale si fa sentire implacabilmente. Allo stesso modo non si può non avvertire una certa approssimazione, una certa macchiettizzazione nella scrittura dei personaggi marginali, affidati a ottimi caratteristi che finiscono però proprio in questo modo per ricalcare i loro stereotipi classici, allontanandosi sensibilmente dal minimo comune denominatore di verosimiglianza richiesto alla storia: nello specifico, se Ivano Marescotti interpreta il solito grand'uomo romagnolo pieno di sè, ecco che a Maurizio Casagrande tocca il carabiniere napoletano scioccherello, preannunciata vittima di soprusi morali, così come Antonio Catania riveste i panni di un improbabile editore succube di uno scrittorucolo, uomo tutto d'un pezzo pronto a compromettersi e farsi buggerare stupidamente. Qualche soluzione facile qua e là non mina comunque la solidità di uno dei copioni più blindati, più efficaci del cinema italiano del ventunesimo secolo, fino a questo punto del secolo quantomeno. 6,5/10.

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