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King Arthur: Il potere della spada

Regia di Guy Ritchie vedi scheda film

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La recensione su King Arthur: Il potere della spada

di Abelard
2 stelle

Una cattiva alchimia tra "Vikings", "Il Trono di Spade" ed i "Power Rangers"

Io sono cresciuto all'ombra del mito di Re Artù. Mi sono, letterariamente, nutrito delle pagine di De Troyes e Mallory; e, cinematograficamente, non sono stato da meno tanto che posso tranquillamente affermare di aver visto ogni singola pellicola del filone Arturiano.
Con queste premesse non potevo perdermi, ovviamente, l'ultima uscita nelle sale cinematografiche. Così eccomi a versare il mio obolo alla Settima Arte.
Si è da subito proiettati in una immensa battaglia (di cui si capisce veramente poco) nella quale fanno la loro bella presenza degli originalissimi e giganteschi "Lifanti", con tanto di casupole sul dorso e pendagli accuminati.
In questo caso non ci sono i 'Sudroni' sottomessi a Sauron a guidarli... perchè sono rimasti a casa loro nel 'Signore degli Anelli' di J.R.Tolkien. Però gli 'originalissimi' bestioni ci sono eccome.
E c'è pure un arzillo Uther/Eric Bana che con due saltini e qualche fendente sbaraglia tutti.
E poi c'è il tradimento del fratello roso dall'invidia ed accecato dalla brama di potere.
E poi c'è Mosè affidato alle acque del Nilo... no, scusate... questo è Artù affidato alle acque del Tamigi. Il quale approda sano, salvo e rubicondo all'angolo della lisciva di una Londra, ops... 'Londinium', che è più simile a Gerusalemme piuttosto che Londra.
E poi c'è tanta elettronica: nella musica, nelle immagini, negli ambienti... dappertutto.
E poi c'è Artù che cresce a suon di cazzotti e calcioni nel deretano (e non solo) mentre, inspiegabilmente, riesce a mettersi da parte un gruzzoletto.
E poi c'è Artù che è ormai il 'Ras' del quartiere, benchè sia stato preso a cazzotti e calci da tutti: locali e forestieri. Ed intanto il suo gruzzolo aumenta.
E poi compare la 'Spada'; il deus ex-machina, il vero perno su cui ruota tutto il film, ed al quale il personaggio Artù si accosta con fare spavaldo e fiero, da bulletto metropolitano, ma con quella vena 'malinconica' ed un po' distaccata, come a voler dire "mannaggia quanto sono fico... ma lascio che la mia fighitudine maxima si manifesti dopo, con calma...".
E poi la Spada viene estratta dalla Roccia (che in realtà NON è una roccia) in un tripudio di effetti speciali...
E poi... e poi... e poi... si arriva alla fine del film. Iconica posa della mano che brandisce la Spada. Musichetta finale. Titoli di coda. Si accendono le luci in sala...

... e si esce con la testa incassata tra le spalle e le mani a pugno spinte nelle saccoccie dei pantaloni.

Beh... meno male che è la serata della sessione settimanale di D&D!

Insomma... non orribile quanto "Il Primo Cavaliere" di Jerry Zucker con Richard Gere (il "mitico" Lancillotto in jeans attillati, stivaletti da cow-boy e T-shirt con collo a "V"), né 'pallonaro', 'palloso' e 'paccaro' quanto "King Arthur" di Antoine Fuqua con Clive Owen; ma comunque ben al di sotto della soglia di godibilità.
Vuoi per il forzoso e smodato uso degli effetti speciali...
Vuoi per gli scenari tra i più improbabili mai visti...
Vuoi per l'assurdità delle scene (una tra tutte: il cecchino con l'arco al porto, attraverso una fessura tra due assi; suvvia...)
Vuoi per il totale stravolgimento della figura di Artù, privato di quel cammino di crescita interiore che lo avrebbe portato ad essere il Re di Tutti; qui avviene invece per "miracolo", o per "magia", nel momento in cui tocca la Spada, dopo una vita di bassezze, sopprusi e loschi traffici... novello Shea Ohmsford che resta sconcertato nel momento in cui si accosta alla Spada si Shannara.
Oppure, semplicemente, perchè sembra di assistere ad una cattiva alchimia tra "Vikings", "Il Trono di Spade" ed i "Power Rangers".

Peccato...

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