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Free State of Jones

Regia di Gary Ross vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Free State of Jones

di alan smithee
7 stelle

La storia di un eroe sottotono che si oppone alla barbarie dilagante e sceglie la via della fratellanza, come un nuovo messia tutto terreno. McConaughey impersona con ammirevole famelica avidità interpretativa la figura di un eroe della pace, calato nei tempi bui e tumultuosi che furono necessari per la creazione del baluardo democratico dell'Ovest

Ormai Matthew McConaughey si può dire che le azzecchi quasi tutte al cinema: circostanza che ci rende contenti per lui, sdoganato da tempo come validissimo interprete, dopo un inizio un pò contrastato da troppa appariscenza e fotogenia a scapito di una vera resa attoriale.

La storia è incredibile e vera, come tiene a precisare la locandina del film: le valorose e coraggiose gesta di un disertore di nome Newt Knight, che, nella seconda metà dell'800, durante le fasi cruciali della sanguinosa e fratricida Guerra di Secessione, si ribellò clamorosamente e temerariamente alla Confederazione e i suoi ideali di preservazione della priorità della razza bianca su quella di colore, relagata per questo da secoli alla condizione di schiavitù, senza alcuna possibilità di riscatto.

Ecco dunque che il semplice uomo di origini contadine del Missouri, arruolatosi volontario e prestando il suo aiuto come medico negli ospedali da campo devastati e affogati nel rosso del sangue che scorre a seguito delle mutilazioni e delle ferite devastanti che fanno seguito alla battaglia, si ribella alla perseverante disuguaglianza esistente tra la classe d colore e quella privilegiata bianca, dando vita ad una società ideale a base mista, una comunità ispirata alle regole della uguaglianza e delle pari opportunità.

Al racconto portante delle eroiche imprese di quel temerario innovatore dalle strategie quasi messianiche, si alterna la vicenda processuale, ripresa in modo fugace, ma ben delineato e scandito lungo il racconto, di un nipote dell'eroe della guerra che, dopo 85 anni dalle  valorose gesta dell'antenato, è costretto a subire, alle soglie degli anni '50, un calvario processuale in quanto accusato, da appartenente alla razza nera, seppur non chiaramente identificabile dai lineamenti corporali, di essere convolato a nozze con una donna bianca: circostanza assolutamente proibilta ancora in quegli anni.

Le ragioni dell'appartenenza "meticcia" del pronipote ci sono ampiamente spiegate nel corso della vicenda principale, e stanno a testimoniare come il processo per un pieno riconoscimento dei diritti civili alla popolazionedi colore, fosse ancora molto lontano, nonostante l'eroico atteggiamento del coraggioso Knight.

Il qui valido e bravo regista Gary Ross, che ricordiamo più volentieri per gli esordi felici dei tempi di Pleasanville,  anni '90, che per il resto di una carriera un pò discontinua a base di blockbuster non particolarmente ispirati, ha il merito di immergerci in un campo di battaglia scagliandoci con devastante realismo tra gli orrori della battaglia, combattuta con fucili e baionette, polvere da sparo ed arma bianca, e che mette in campo vecchi e giovani alle prime armi, buttati tutti allo sbaraglio come un muro umano destinato a sacrificarsi per la stupidità e l'intransigenza di chi non vuole capire e rinuciare ai propri interessi e privilegi.

Il film risulta toccante ed appassionante, nonostante le oltre due ore e venti di narrazione, concitata e ben distribuita su due archi temporali che non si differenziano per perseveranza di principi discriminatori ed ingiustizia. 

E sa parlarci correttamente, e senza delirare, della brutalità e della stupidità della guerra, senza necessità di prendere posizione di parte (imparasse quello stolto incosciente di Mel Gibson, nell'ultima sua stolta, incontrollata e supponente regia - Hacksaw Ridge - a raccontarci gli orrori della guerra senza enfasi inutili e patriottica sdolcinata retorica!!) e senza crogiolarsi su tendenzosi facili sentimentalismi.

 

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