La recensione su Le verità sospese

di alan smithee

5 stelle

I traumi dell’infanzia vissuta sopportando la morte prematura della bella madre, e subendo il difficile rapporto col padre violento ed irascibile (Ed Harris), spesso propenso all’uso delle mani sul figlio anche senza reali motivazioni, riescono ad allontanare il giovane Stephen Elliott (lo interpreta Thimotée Chalamet da ragazzo, mentre James Franco da adulto afflitto da vuoto creativo ed altri tormenti) dalle proprie radici con l’animo tormentato quanto basta per ispirarlo a scrivere i suoi primi romanzi di gran successo, che lo hanno portato al centro dell’attenzione mediatica.

Oggi tuttavia, quasi quarantenne, l’uomo è tormentato da una crisi d’ispirazione che lo induce a dipendere da farmaci (l’Adderall che viene citato nel titolo originario “The Adderall Diaries”) che non fanno altro che rendere più impegnativo ogni suo sforzo di concentrazione, con massima disperazione da parte della sua agente (Cinthia Nixon), manager protesa in tutti i modi a scuotere lo scrittore da quel torpore larvale che lo sta portando in rovina, non solo economicamente. Anche organizzando incontri di lettura col pubblico, durante uno dei quali, il riapparire del vecchio padre, riaccende attriti e ricordi cupi di un periodo d’infanzia in cui il ragazzo che fu, subì vessazioni di ogni tipo, fisicamente e ancor più moralmente.

In alternativa al percorso autodistruttivo causato dal ricorso a farmaci potenti e destabilizzanti, Stephen inizia ad interessarsi in modo morboso ad un caso mediatico e legale che vede un celebre manager (Christian Slater) tentare di scagionarsi dalla pesante e gravissima accusa di aver ucciso ed occultato il corpo della giovane e bella moglie. In barba al caposaldo tra i valori che l'orgoglio a stelle e strisce ostenta con più passione: la solidità familiare, valore che unisce nella disgrazia scrittore e detenuto in attesa di giudizio.

La verità clamorosa del mistero giudiziario, non farà che compromettere ulteriormente la situazione psicologica già piuttosto pregiudicata in capo al turbato ed inquieto scrittore.

Un variegato cast forte di nomi illustri, spesso bravi (c'è pure la bellissima ed un pò sprecata Amber Heard, ma il drammatico confronto generazionale che si dipana, come una serie di battaglie di un'unica infinita guerra, tra Ed Harris e Thimotée Chalamet, funziona meglio di ogni altro, così come le rispettive prove d’attori fornite dai due) compone una scacchiera nella quale si dipana una trama sin troppo articolata, non sempre gestita a dovere, né - se vogliamo – alquanto originale.

Con la regia di quella Pamela Romanowsky che ha in seguito co-diretto, nuovamente a fianco dell’instancabile James Franco, il thriller storico The Institute, Le verità sospese finisce per apparire come un intrigo sentimentale indeciso sul cammino da intraprendere, incerto sul binario narrativo presso cui virare, e proteso a giostrarsi con un certo affanno e sin troppa semplificazione, verso le corde del thriller giudiziario, finendo inesorabilmente per mancare il segno su entrambi i generi, e restando un ibrido un po’ irrisolto, non senza tuttavia riuscire a far risaltare qualche particolare interessante, o personaggio degno di nota.

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