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300 Worte Deutsch

Regia di Züli Aladag vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 300 Worte Deutsch

di hupp2000
7 stelle

Gradevole commedia tedesca sul tema dell'immigrazione turca in Germania.

Lale Demirkan è una giovane donna turca orfana di madre, che vive fin dalla nascita a Colonia con il padre, musulmano tradizionalista, desideroso di maritare la figlia ad un cittadino turco, purché buon credente e benestante. Lale ha tutt’altre idee in testa: si sente culturalmente tedesca, aspira ad una vita autonoma, è giunta quasi alla fine degli studi universitari ed intende intraprendere una carriera nell’insegnamento. Il suo legame con il padre entra in crisi quando ne scopre l’attività di organizzatore di finti ricongiungimenti famigliari, che consentono a donne turche di raggiungere falsi mariti, anch’essi turchi ma con regolare permesso di soggiorno in Germania. Louis Sarheimer, dalle idee xenofobe e responsabile dell’ufficio statale preposto genericamente all’integrazione degli immigrati, sospetta l’esistenza di un traffico truccato e decide di far ripetere ad un gruppo di donne in arrivo l’esame di tedesco al quale sono tenuti tutti gli immigrati, ovvero la conoscenza delle 300 parole in lingua tedesca che danno il titolo al film. Lale si fa carico della preparazione delle giovani turche presso la sede dell’istituto per l’integrazione, dove incontra Marc, nipote di Louis Sarheimer, del quale si innamora, complicando in tal modo sia il suo rapporto con il padre che quello tra zio e nipote.

 

Nonostante una certa superficialità nella caratterizzazione dei vari personaggi e un lieto fine che si indovina fin dall’inizio, si tratta di una commedia agrodolce diretta in maniera spigliata, ben recitata e non priva di episodi originali, soprattutto nel raccontare gli incontri e i primi giorni di vita comune tra uomini turchi da tempo integrati in Germania e le loro finte mogli, completamente spaesate e per giunta costrette a convivere con coniugi completamente sconosciuti. Al contrario, la storia d’amore tra Lale e Marc appare piuttosto scontata e finisce con l’alleggerire eccessivamente una vicenda molto più drammatica di quanto appaia. Anche le rispettive “conversioni” dello zio xenofobo e del padre che si arrende di fronte alle scelte di libertà della figlia sono ampiamente prevedibili, ma si tratta di difetti in fin dei conti perdonabili e riscattati da dialoghi intelligenti, nonché da episodi originali e non privi di sottile ironia, come quello del bel giovane turco che si innamora realmente della finta moglie, a dispetto della grave obesità della stessa e quello del falso marito che, mosso a compassione, decide di far definitivamente ritorno in Turchia pur di non veder più soffrire la giovane moglie, affranta dalla nostalgia per il suo paese e per la sua famiglia d’origine.

 

Un film che merita di essere visto ma introvabile, a meno che si abbiano il tempo e i mezzi per recarsi l’8 maggio 2017, alle ore 21,15, presso l’ACIT (Associazione Culturale Italo-Tedesca) di Alessandria, dove sarà proiettato in versione originale sottotitolata, gratuitamente, fino ad esaurimento dei posti a disposizione. 

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