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Regia di Mickey Keating vedi scheda film

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La recensione su Pod

di maurizio73
3 stelle

Mediometraggio con le ambizioni del lungo ed il respiro breve del corto, questo psyco-horror della paranoia e del sospetto si risolve in un divertissement da manuale che gioca con i paradigmi del genere col solo scopo di generare quei meccanismi della tensione che sopperiscano alla consapevole inconsistenza della trama e dei personaggi.

Accorsi in aiuto del fratello, ex marine psicolabile che vive isolato in una baita tra i boschi del Maine, Lyla e Ed vengono precipitati in un incubo paranoide, dovendo decidere se credere alle farneticazioni del congiunto o cercare di sedarlo per impedirgli di farsi del male. Si renderanno ben presto conto, e a loro spese, che la verità è più inquietante e pericolosa di quello che avrebbero potuto credere.

 

locandina

Pod (2015): locandina

 

Mediometraggio con le ambizioni del lungo ed il respiro breve del corto, questo psyco-horror della paranoia e del sospetto si risolve in un divertissement da manuale che gioca con i paradigmi del genere col solo scopo di generare quei meccanismi della tensione che sopperiscano alla consapevole inconsistenza della trama e dei personaggi. Gestendo con scarsa fantasia la usuale dialettica tra credito e critica per più dei due terzi del film (cosa avrà da proporci la solita cantina buia?), e puntando sulla mancata abreazione di uno psicoticotico già vittima e carnefice di risaputi abusi (The Manchurian Candidate) il film dimostra che il suo giovane autore ha fatto i compiti in classe, ma con scarsi risultati al momento dell'esame, inanellando una serie di citazioni (compreso L'ultimo uomo sulla Terra di Ragona che scorre sul televisore nella stanza) che appaiono più come riempitivi di un plot da abbecedario che spunti per una trattazione originale del tema: per dire da Twilight Zone a The Invasion of the Body Snatches, da Cabin fever a Dreamcatcher, da The Manchurian Candidate a nientepopodimeno che Taxi Driver. Per un esercizio di stile come questo però la sensibilità sulle mutuazioni del registro (dal tragico al comico, dall'orrido al grottesco) sono veramente tutto e pertanto appare imperdonabile una certa rigità sulle fisime di una teoria del complotto che precipitano il finale in una soluzione di comodo che più che i personaggi, finisce per ammazzare definitivamente quel credito di suspense che si era guadagnato fino a quel punto. Dal Point of Delivery al Point of Death insomma la distanza è veramente breve e nè il montaggio nè tantomeno il ritmo ossessivo delle musiche riesce a compensare l'esiguità di una storia meglio adattabile per altre forme narrative.

Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette...Vedere per credere i successivi Darling e Carnage Park please.
Presentato in anteprima al South by Southwest 2015 ad Austin, anche non avesse una distribuzione direct to video in Italia ce ne faremmo lo stesso una ragione.

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