Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Solo il ricordo dei capolavori del passato e la riconoscenza che per essi si deve a Scorsese mi hanno consentito di arrivare alla fine di un polpettone abbastanza inutile di oltre due ore e 30 minuti.
Due ore e 30 minuti in cui assistiamo alle peripezie di un protagonista inadeguato in tutti i sensi, come personaggio e come attore, a estenuanti ripetizioni della stessa scena con minime variazioni, ad alcune cose inspiegabili (nel Giappone attuale i cristiani sono meno di 2 milioni, non si sa perché nel film ovunque andassero i gesuiti trovavano frotte di cristiani in febbrile attesa di un prete) e a diverse involontarie cadute nel ridicolo: “Fantaghirò” che continua a tradire e continua a pretendere l’assoluzione, il Grande Inquisitore che ricorda Jerry Lewis in “le folli notti del Dr. Jerrryll” e Liam Neeson che dopo l’abiura sembra un cavaliere Jedi (e chissà se avrà ritirato fuori gli abiti di scena utilizzati ne “la minaccia fantasma).
Il tutto senza che si parli, se non in maniera marginale, delle motivazioni politiche ed economiche che stavano alla base della chiusura del Giappone agli stranieri, di cui le persecuzioni religiose esano solo l’estrema conseguenza.
Di tutta l'operazione si salvano giusto i costumi del solito Dante Ferretti e alcune riflessioni sui diversi modi di intendere la religione e i rapporti con divino tra occidente e oriente.
Farse la vera sorpresa del film è scoprire come il cattolicissimo Scorsese alla fine quasi lasci intendere la superiorità della visione naturalistica della religione orientale.
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