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Il figlio di Saul

Regia di Laszlo Nemes vedi scheda film

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La recensione su Il figlio di Saul

di tafo
9 stelle

Opera soggettiva e quadrata nella forma e nella sostanza. Immedesimazione totale negli occhi del protagonista senza possibilità di evadere.

Guardare in faccia l’indicibile senza poterlo vedere. Assistere a qualcosa di incredibile senza poterlo veramente valutare. La vita di Saul nel campo di concentramento nazista non può avere intoppi sentimentali bisogna essere produttivi. Ogni corpo è un pezzo ogni persona è da bruciare,  un morto da spogliare dei vestiti e di ogni identità . Ogni campo deve produrre  un unico prodotto finale, la morte di più uomini possibili attraverso le docce  a gas o le fosse comuni. Saul è un ebreo a cui tocca la sorte di accompagnare i deportati verso il loro destino altri ebrei altri ungheresi, altri uomini e donne. Non c’è tempo per pensare bisogna lavorare veloce, bisogna pulire il sangue dalle docce, bisogna spostare i pezzi verso i forni crematori , bisogna cercare di non considerare che prima o poi  questa sorte toccherà anche a lui. Quando un ragazzo esce fuori dalle docce ancora vivo viene soffocato da un medico tedesco che ne dispone l’autopsia, che vuole capire perché non è morto insieme agli altri, Saul nasconde il corpo del ragazzo e si mette in testa di seppellirlo, dicendo agli altri che si tratta di suo figlio. Saul ha bisogno di un rabbino per compiere la tumulazione del cadavere come la sua religione richiede. In un luogo del genere cercare di onorare un defunto può essere un’impresa coraggiosa più che rubare dell’esplosivo dal magazzino del lavoro femminile. Più che la fuga dall’orrore al nostro interessa compiere quest’atto di pietà, un briciolo di umanità nella barbarie.  L’olocausto nazista è il momento storico in cui l’uomo non deve provare nessun sentimento per i suoi simili deve annullare se stesso diventare un numero una unità di produzione che non ha più nessun potere sulla sua vita. La prospettiva  del regista è la soggettiva di un kapò che non può celebrare ne il suo rito ne la sua fuga. Un film che si fa sentire più che vedere. Le orecchie scoppiano mentre gli occhi seguono Saul nella sua disperata ricerca di un religioso ebreo dove la paternità è un modo per sentirsi vivi prima che un fatto di sangue. il formato squadra il protagonista e lo segue nelle sue mansioni all'inferno dove siamo immersi completamente senza deviazioni, dove anche il viso innocente di un bambino  e il presagio della tragedia finale.

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