Regia di Laszlo Nemes vedi scheda film
Prima di accingermi alla visione ho letto ed esaminato attentamente quasi tutte le recensioni degli utenti preparandomi al meglio, e prima di mettere nero su bianco questo commento ho dovuto far trascorrere un paio di giorni.
"Son of Saul" , storia di un prigioniero ungherese nel campo di concentramento addetto alla cremazione dei cadaveri che crede di trovare il corpo del proprio figlio e si ostina a dargli una degna sepoltura, mi ha lasciato parecchio perplesso.
Certo il film ha il merito di mettere a fuoco la disgraziata figura dei "sonderkommando", gli spazzini dei campi di concentramento , veri e propri dannati costretti al più ingrato dei compiti, e di porre all'attenzione delle masse su un'altra orribile sfaccettatura del nazismo. L'orrore percepito è reale, i cadaveri fuori fuoco chiudono lo stomaco, la camera a mano è disturbante ed efficace.
Fosse durata quei 10 minuti iniziali.
Invece dura per tutto il film, diviene ostentatamente forma; il regista si ostina a mettersi davanti alla storia (come scrive Sillywater nella sua veritiera recensione), peccando di manierismo.
Ci sono sequenze ben fatte come no, ad esempio quella iniziale da brivido che filma l'ingresso dei "pezzi "( così vengono chiamati gli ebrei) nelle docce, o quella nelle fosse, dove Saul cerca disperatamente , esponendosi al fuoco nemico, un rabbino che possa recitare il Kaddish ( o santificazione) per il figlio da seppellire.
Il grido di libertà il film lo lancia ( ho apprezzato la recensione positiva di Peppecomune come quelle di altri e mi trovo d'accordo anche con alcune riflessioni ) , purtroppo però secondo me rimane sotto coperta, soffocato da una macellazione dello sguardo che lascia più di qualche dubbio sulla sincerità del regista.
Un opera che dividerà parecchio, ma va bene così.
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