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Love

Regia di Gaspar Noé vedi scheda film

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La recensione su Love

di Tato88
9 stelle

Così si usa il 3D! Così si realizza un film porno-erotico d'autore! Era tra i film che più attendevo di questo festival, nonché uno degli autori che più attendo in generale, e le aspettative sono state come al solito non solo soddisfatte, ma addirittura superate! È "Love", il nuovo capolavoro assoluto di Gaspar Noè!

Perfettamente integrato nella sua filmografia dedita all'estremizzazione tecnica e contenutistica, dopo aver realizzato i film dei suoi sogni (uno totalmente in pianosequenza ma raccontato in ordine cronologico inverso ed un altro completamente dalla soggettiva di un uomo morto), il regista argentino sembra finalmente aver fatto pace con la vita ed essersi concesso di dichiarare il suo amore per essa: non più la violenza o la vendetta sono le protagoniste del suo lavoro, bensì l'amore e il fare l'amore.

Il film si apre con un cartello che annuncia l'imminente inizio del film e raccomanda di mettersi immediatamente gli occhialini 3D. Poi, saltando a piè pari i suoi tradizionali e bellissimi titoli di testa, ci presenta subito in medias res un bellissimo pianosequenza fisso di una masturbazione reciproca tra Murphy e Electra, una delle coppie più belle della storia del cinema. Ed è tutto così, una magnifica storia di amore e sesso (distribuiti perfettamente al 50 e 50) corredata da una serie di immagini sì provocatorie, ma sempre divertite anziché arroganti: su tutte, il bellissimo, quasi decontestualizzato e ultra-voyeuristico primo piano di un pene che "guarda in macchina" mentre eiacula, e vi ricordo che il film è in 3D... Gli applausi sono scattati immediatamente. Perché qui sta l'ironia e l'autoironia del regista: sapere di essere il primo ad adottare la tecnologia stereoscopica nativa ad un genere tanto forte e sentirsi goliardicamente un pioniere pronto a sperimentare e regalarci visioni che nessuno aveva mai neanche osato immaginato.

Credo che stiate tutti aspettando un confronto con "Nymphomaniac", e allora eccolo qui. Un primo sintomo della superiorità di "Love" è l'assenza di una versione censurata: 130 minuti, puliti, final cut. Peni, vagine, fellatio e penetrazioni ci sono. Prendere o lasciare. Lars Von Trier impallidisce e diventa pudico di fronte a Gaspar Noè, anche se alla fine dei conti l'unico aspetto che accomuna le due pellicole è di natura tematica: il sesso. Il film di Lars parla solo di quello, mentre Noè parla dell'amore E del sesso, elevandolo a un livello tutt'altro che scandaloso o sconveniente. Riuscire nell'impresa non era una missione impossibile (come non sono impossibili da realizzare i quadri di Mondrian. La cosa difficile è essere il primo ad averne l'intuizione...). È stata sufficiente una fotografia calda e accogliente, inquadrature di ispirazione compositiva pittorica ottocentesca, movimenti di macchina dolci e delicati e soprattutto interpretazioni fenomenali. Gaspar Noè, come già accennato, tradisce e si libera del suo stile crudo e spietato per raccontare una tra le storie più romantiche che si ricordino.

Capiamoci bene. Il film è eccitante in accordo con i propositi del regista, e in certi punti verrebbe anche da urlare una pieraccionata ("Troppa tramaaaa!"), ma alla fine la narrazione ha la meglio. L'immedesimazione con i personaggi è totale e struggente, come garantite sono anche le risate quando il tono si fa più ironico e metatestuale (il tormentone di Murphy che sta decidendo come chiamare il nascituro e che cerca di convincere gli scettici amici che Gaspar sia un nome bellissimo). Non mancano anche certi episodi autocitazionisti come stroboscopiche e psichedeliche scene ambientate in discoteca (vi lascio immaginare che accoppiata strepitosa con il 3D), musica elettronica e fotografia a tratti esageratamente satura o monocromatica per sottolineare il valore dei ricordi (il film è per lo più raccontato tramite flashback), raccordi di montaggio che legano sequenze temporali distanti con dinamiche di mooriana memoria e giochi metacinemarografici tipo le fotografie stereoscopiche che Murphy scatta per gioco all'amata Elettra e presentate allo spettatore con una forma tridimensionale innovativa.

Gaspar Noè vince la sua nuova sfida sotto ogni aspetto tecnico, tematico e personale. Un po’ come Sorrentino che con “Youth” ha imparato ad amare i suoi personaggi e un po’ meno se stesso (o almeno a metterli allo stesso livello), anche Gaspar Noè con “Love”, come se non bastasse, è riuscito nell’arduissima impresa che mai ci saremmo aspettati che un regista così tanto sperimentale potesse compiere: commuovere.

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