Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Ricorda molto Birdman di Iñárritu lo Steve Jobs di Boyle e Sorkin. Ambientato quasi completamente nei dietro le quinte di tre tappe importanti della sua vita, il film è essenzialmente il racconto delle imperfezioni di un uomo che, soggiogato da un'idea tutta sua di fare arte, si dimentica di essere una persona. Non a caso, l'accettazione della figlia inizia quando uno scarabocchio sul primo Mac viene da lei definito "dipinto astratto".
Il film gode sicuramente di una certa freschezza grazie ad una struttura singolare, che aggiorna il consueto classicismo del genere biopic. Tutti gli interpreti sono fenomenali, ma ciò che rimane maggiormente in testa a fine visione sono gli scontri verbali tra Fassbender, Rogen e Daniels. Il film porta sicuramente alla luce alcuni aspetti contraddittori della figura di Steve Jobs, eppure la sensazione è che ci fosse probabilmente ancora altro da dire.
Indiscutibile la qualità dell'opera. Sorkin è un maestro nel realizzare dialoghi pungenti ed efficaci, mentre Boyle riesce a mantenere alto il ritmo tra un dialogo e l'altro, riuscendo anche a raggiungere alti livelli di pathos nei momenti chiave. Inoltre, il suo virtuosismo in regia è un fattore aggiunto all'estetica del film, spettacolare.
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