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Florence

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su Florence

di Furetto60
6 stelle

Buon lavoro biografico di Stephen Frears

Una grande, Meryl Streep incarna, con la solita consolidata  maestria,la cantante lirica Florence Foster Jenkins,vissuta a cavallo tra fine ottocento e prima metà del novecento, ricca, generosa e affabile,è considerata una delle peggiori soprano,che abbiano mai calcato il palcoscenico.La storia di questo stravagante personaggio, è ben  raccontata, dal regista,Stephen Frears, il quale svolge un attento lavoro, inserendo la sua biografia all'interno di un preciso contesto storico e geografico.Ottimista, malgrado la sventura di un primo  matrimonio fallimentare, che le aveva lasciato come "regalo"solo la  "sifilide" causa di danni articolari gravi,che  le impedirono di coltivare la sua prima passione per il piano, si dedicò quindi, alla morte del padre, che le aveva  lasciato  un ingente eredità,al canto lirico. Accompagnata da un pianista abilissimo Cosmé McMoon e assecondata da un nuovo  marito, dalla doppia vita,incline al tradimento, ma che a modo suo, amava e proteggeva la moglie,Florence si rese protagonista  di esibizioni talmente catastrofiche,che molti spettatori pare assistessero a queste rappresentazioni,per ridere di lei e vedere a che punto di sprovveduta sfrontatezza, potesse  arrivare codesta figura.I giornali che riportavano le sprezzanti critiche sulle sue aberranti esibizioni,venivano sistematicamente occultati a Florence , quando non addirittura acquistati e poi buttati nella spazzatura dal solerte e magnanimo marito manager,un Hugh Grant d'annata, che con il denaro della consorte, riusciva a mettere la sordina ai  giornalisti  più severi e a consentire alla coniuge di esibirsi,in teatri prestigiosi, malgrado la sua innata incapacità vocale, di cui lei non era assolutamente cosciente,infatti nonostante la sua palese mancanza di abilità, la Jenkins era fermamente convinta della sua grandezza.Minimizzava le risa che spesso si levavano dal pubblico durante le sue esibizioni,interpretandole come reazioni di  "gelosia professionale" delle sue rivali, inseguendo fino alla fine, la sua inclinazione fatale, disastrosa, per l'arte lirica.

 

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