La recensione su L'uomo che visse nel futuro

di alfatocoferolo

8 stelle

Pensate, questo gioiellino della fantascienza è così ingenuo che le caverne dei Morlock hanno dei muri in cartapesta colorata la cui fattura si vede ad occhio nudo, così ingenuo che i Morlock stessi di paura ne metterebbero ben poca se non fosse per delle banali lampadine collocate al posto degli occhi che risplendono nel buio delle loro abitazioni. Eppure di fronte al remake del 2002 con Guy Pearce, diventa un colosso e tutte le ingenuità spariscono di colpo. I contenuti hanno la meglio sulla forma ed alla fine quest'ultima diventa solo un involucro che valorizza questo prodotto tanto quanto sminuisce il suo remake. Il futuro diventa una metafora dell'uomo, della sua incapacità di far tesoro della storia e degli errori e, di fatto, della sua innegabile necessità di conservare l'istinto animale. E' un film di fantascienza tarato per l'uomo del secolo scorso, in cui troppe e troppo forti sono le forzature scientifiche ma si può comunque apprezzarne la suggestione a patto di sospendere per un'attimo la razionalità ed accettare la carica simbolica di questo immaginifico viaggio temporale che in realtà inizia e finisce proprio nel futuro. Consigliato soprattutto agli amanti del genere, ben fatto e ben recitato.