Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Hitchcock rimette mano ad un suo film del periodo inglese riuscito solo per metà e ne tira fuori un thriller coi fiocchi che tocca punte assolutamente sublimi nella lunga sequenza alla Albert Hall. Senza dubbio uno dei remake più riusciti dell'intera storia del cinema.
Remake dell'omonimo film diretto dallo stesso Hitchcock nel 1934, questo “L'uomo che sapeva troppo” resta a tutt'oggi un finissimo esempio di thriller, infinitamente superiore all'originale e che se non entra in una ipotetica Top Ten del brivido è solo perché questa sarebbe satura di altri ineguagliabili capolavori del grande Hitch. La struttura del film del '34 viene qui riproposta in toto, si cambia la location della prima parte (le alpi nel primo film, Marrakech in questo), ma per il resto tutto combacia quanto a narrativa. Quel che però non combacia è il livello dell'opera, qui assolutamente magistrale, segno che i 22 anni intercorsi tra le due produzioni avevano trasformato un giovane autore pieno di buone intuizioni in un maestro leader assoluto nel campo del cinema thriller. La staticità di cui soffriva l'originale si è qui trasformata in materia fluida che mena lo spettatore di scena in scena senza che questi possa staccare gli occhi dallo schermo. Persino il livello dello humour è nel frattempo decisamente migliorato! Straordinaria poi l'intera sequenza alla Albert Hall, prima con i dubbi strazianti della madre indecisa sul da farsi, quindi con l'arrivo del padre e i suoi vani sforzi per convincere gli agenti della presenza di un killer. Il tutto costantemente tenuto in secondo piano (acusticamente parlando) dal crescendo della note dello “Storm Clouds Cantata”, il medesimo pezzo creato ad hoc per il film del 1934 dal compositore Arthur Benjamin, che va di pari passo con quello della suspense. Davvero da manuale. E se il pezzo che accompagna il momento clou della pellicola è riciclato, assolutamente originale è invece la canzone “Que sera sera” cantata qui per ben due volte da Doris Day e che finì con l'accaparrasi l'Oscar alla miglior canzone. Insomma, mettiamola così: se tutti i remake fossero come questo allora lunga vita ai remake!
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