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L'uomo che cadde sulla Terra

Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che cadde sulla Terra

di Baliverna
6 stelle

E' un film particolare e originale, sicuramente avulso dal tipico film anni '70, anche andando sulla fantascienza/fantapolitica. Anche la mia opinione è piuttosto contrastata. E' come se il regista Nicholas Roeg volesse continuamente sperimentare nuovi stili, nuove soluzioni narrative, nuovi effetti speciali. Per quello che mi riguarda, qualcuna di queste soluzioni le ho trovate suggestive ed efficaci, altre mi hanno lasciato freddo: quanto alle ultime, ricordo ad esempio la sequenza in cui il protagonista rivela la sua identità alla ragazza: c'è un montaggio alternato, musiche un po' sgradevoli di sottofondo e certi inserti che non ho capito (come i personaggi in quella specie di tuta cosparsa di schiuma). I momenti che mi son piaciuti sono diversi dialoghi a due, molte riprese di paesaggi, e specie il dialogo decisivo tra il protagonista e lo scienziato fuori da quella baracca sperduta nel deserto.
Per il resto, mi sembra che il film fino circa a metà vada in una direzione precisa; la trama procede spedita, e ci si aspetta in qualche modo un finale altrettanto preciso. Procedendo il film, tuttavia, lo stile di Roeg si fa più ermetico, la narrazione più dispersiva ed ellittica, i personaggi si moltiplicano, le deduzioni chieste allo spettatore pure. Anche la scansione temporale subisce dei salti e degli urti, che richiedono appunto collaborazione in chi guarda.  Le tecniche usate dal regista, infatti, sono insolite. Insolite sono anche altre idee, come quelle di cambiare più volte i punti di vista e persino l'io narrante. Anche la scelta di accostare col montaggio parallelo due accadimenti distanti nello spazio mi ha lasciato dentro la domanda di che cosa Roeg voglia con ciò comunicare. Lo sviluppo della trama si potrebbe paragonare a un fiume che, mentre ci si aspetta che proceda il suo corso veloce e compatto, si divide in molti rivoli che vanno a formare acquitrini.
Per adesso ho detto quasi solo male. Il film ha tuttavia un suo fascino, David Bowie è l'uomo perfetto in quei panni, e l'ho guardato comunque con curiosità. In filigrana mi pare ci sia un discorso sul potere della finanza, sugli enormi interessi sommersi e su attività più che discutibili della CIA; infine compare anche la paura per la desertificazione di molti territori.
In generale, per quello che mi riguarda, un oggetto curioso da esaminare e su cui fare illazioni. Forse l'unico elemento che veramente gli nuoce sono le ambizioni stilistiche forse eccessive di Roeg. Dello stesso regista, comunque, mi è piaciuto molto più "A Venezia un dicembre rosso shocking".

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