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La Solita Commedia - Inferno

Regia di Francesco Mandelli, Fabrizio Biggio, Martino Ferro vedi scheda film

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La recensione su La Solita Commedia - Inferno

di mc 5
8 stelle

Sarà un caso. Uno strano caso personale, ma proprio da qualche mese, quindi quando di questo film non avevo alcun sentore et conoscenza (vedete, mi vien da parlare come Dante?) che mi è venuta la fissa di evocare frasi tratte dalla Divina Commedia, come se quella gigantesca opera esercitasse su di me una specie di attrazione fatale. Che poi -voglio dire- al di là delle paturnie mie, trattasi pur sempre della più Grande "cosa" letteraria mai creata dal cosiddetto genio italico. Ciò premesso, adesso buttiamoci pure a difendere strenuamente un film che io ho trovato di rara e geniale intelligenza, stavolta davvero solo contro tutti perchè -e posso essere perentorio in questa mia affermazione- la pellicola è stata stroncata proprio da tutti, ma tutti tutti, a mio avviso in modo stoltamente pregiudiziale. Il primo dei Soliti Idioti lo avevo apprezzato in quanto "aria nuova" nella cucina del cinema comico italiano. Il secondo era quasi una schifezzuola. Ma questo è non solo il migliore dei tre, ma proprio sapientemente acuto, cattivo, anzi cattivissimo. Qui si prende di mira (e si sparano con precisione proiettili esplosivi) la CAFONAGGINE che guida il DECLINO MORALE del nostro attuale Consorzio Umano. Una società ormai carica di follia e di cinismo fatta di uomini e donne che non guardano oltre il proprio orticello e non conoscono la solidarietà. Il tutto animato da un disincantato spirito improntato ad un benefico registro naif che si accompagna ad una chiave espressiva pop e ad un'estetica ricercata che sintetizza con brillantezza la classicità dell'immaginario dantesco unendola alla deriva follemente egoista dei nostri giorni. Ho trovato l'opera soprattutto brillante, dotata di un sapiente retrogusto amaro collegato ad una vena moralista ineccepibile ed opportuna. Io capisco che il pubblico delle multisale possa reagire con perplessità a scene ambientate (esempio) ad un'assemblea di Santi coordinata da Dio, oppure in una postazione dell'Inferno dove Minosse umilia senza pietà i peccatori. Sono situazioni grottesche che, se da una parte testimoniano la finezza e lo spirito altamente dissacrante degli autori-sceneggiatori, dall'altra però finiscono fatalmente per generare perplessità in un pubblico post-cinepanettone troppo "accarezzato" per il verso del pelo dai Bisio, dalle Littizzetto e dalle (terribili) Ambre Angiolini. Diciamo che l'opera si svolge su due piani: da una parte il mondo "superiore" popolato dai Santi, da Dio e dalla sua famiglia (un Dio molto particolare che beve e fuma oltre ogni regola), e da figure quali un Belzebù coi tacchi a spillo....e poi dall'altra parte la nostra umanità quotidiana, rappresentata con toni talmente deliranti da evocare perfino uno spirito ondeggiante tra il punk e la psichedelia. Chiarissimo l'utilizzo del registro grottesco-allegorico, ma che risulta assolutamente adeguato per fotografare lo squallore di una Società (la nostra) dove gli individui si muovono con anima e cervello da Zombie. E infatti come tanti zombie vengono raffigurati quei cristi che assalgono la mattina la cassa di un bar, o quelli che danno l'assalto ai supermercati, o ancora quelli (in uno dei momenti più felici e riusciti del film) che infestano i "locali giusti" e che si esprimono con un linguaggio tanto sintetico quanto squallido mutuato da facebook. Poi vabbè, ci sono gli automobilisti impazziti, e quelli che hanno trasformato convenientemente i Pronto Soccorso in sale per giochi e scommesse. Un autentico delirio punk. Uno sfondo senza più controllo in cui un Dante molto naif e stralunato e un giovane di animo buono (Virgilio ai giorni nostri) si interrogano desolati e non senza imbarazzi, dubbi e perplessità su "dove siamo finiti" oppure "dove stiamo andando". Da segnalare anche una sequenza volutamente rubata a Trainspotting. Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio sono autori ed interpreti, ma questo è noto. Nel cast fanno capolino un bravissimo Gianmarco Tognazzi, Tea Falco e una serie di validi caratteristi.
Per molti, Mandelli & Biggio e il loro marchio di fabbrica rappresentano la Feccia del Cinema italiano d'oggi. Io al contrario trovo geniale la loro attitudine a sposare la Satira Feroce (questa evidentissima) con qualcos'altro di inafferrabile e che vede solo chi la vuole (e la sa) vedere: l'anima oltraggiosa da rocker.

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