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Taxi Teheran

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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SalvatoreTorre

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Taxi Teheran

di SalvatoreTorre
10 stelle

Una rosa per il cinema.

 

Potrebbe fermarsi quì la mia recensione, su questa frase, perché in essa c'è racchiuso tutto il sentimento di Jafar Panahi, intorno ad essa si snoda e si dirama tutta l'ispirazione e l'intuizione, soprattutto la voglia di voler continuare a vivere e ad esercitare la propria passione. Panahi inizia il film facendoci osservare il mondo da dentro una macchina e chiarisce subito qual'à la sua condizione, e cioè quella di vedere la libertà attraverso le restrizioni del regime. Malgrado tutto l'arte non si può fermare ed è così che l'auto parte accompagnata dalla colonna sonora, facendoci entrare nella dimensione di cinema; L'auto che parte di Panahi è il desiderio immutato e inestinguibile che è capace di vincere ogni restrizione e ingiustizia, una volta in cammino c'è solo il cinema, c'è l'arte, c'è l'idea di un uomo che non può vivere senza esprimere la sue emozioni. Il tassista Panahi è svagato, divertito, confuso, è buono con tutti, non fa altro che scusarsi date le sue tremende mancanze professionali, i suoi incrontri sono tutti significativi e creno dei piccoli mondi, dei microuniversi all'interno dell'auto. Si comprende subito, già dai primi due passeggeri, che il film non sarà soltanto un semplice esperimento, ma una profonda riflessione sulla libertà, la legge e le condizioni attuali dell'Iran. Infatti, i primi due clienti di Panahi parlano della giustizia, sul fatto che sia giusto o meno condannare a morte per piccoli reati anche solo per dare un segno; Scoprirero che la persona che si batte per la condanna a morte è in realtà un borseggiatore. Dopo di loro abbiamo un nano che dice di svolgere un lavoro molto importante, poiché vende copie di film vietati e tra questi c'è Midnight in Paris di Woody Allen che Panahi ha potuto vedere grazie a lui. L'incontro con la nipote è incredibilmente significativo, poiché è una bambina che cerca di fare il suo primo film con la macchina fotografica e deve rispettare le regole rigidissime imposte dall'insegnante di cinema, straordinario il momento in cui la piccola legge le regole allo zio che a causa delle stesse non può girare per venti anni. Poi abbiamo lo splendido incontro con l'avvocato che difende i diritti dei soppressi e il finale con la telecamera rubata è una denuncia che ci fa capire che solo l'ingiustizia può fermare l'arte e la libertà espressiva. Taxi Teheran è un capolavorio di ironia, di silenzi lancinanti, di dolore e presa di coscienza, è soprattutto un grido di liberazione, una speranza che mette luce per ogni artista soppresso, ma naturalmente non è un capolavoro per la semplice condizione attuale di Panahi ma per la grandezza artistica dello stesso che rende ogni momento profondo, non uscendo mai dalla grazia del cinema per farci cadere in un banale filmato da reality, ma tutto è sempre circoscritto all'arte e alla sua forza espressiva.

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