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Il condominio dei cuori infranti

Regia di Samuel Benchetrit vedi scheda film

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La recensione su Il condominio dei cuori infranti

di Springwind
9 stelle

Un piccolo film delizioso, dove la bannalità del quotidiano cede progressivamente il posto all'assurdo, fino a creare un'atmosfera surreale. Da non perdere.

Titolo italiano fuorviante (dove sono i cuori infranti in questo film?) per un film semplicemente delizioso e quasi perfetto nel suo minimalismo, a volte assurdo, spesso poetico. Le storie degli abitanti di un condominio di banlieu - alcune decisamente nonsense, altre malinconiche - si intrecciano in un film quasi corale (ma si tratta di un coro di pochi elementi, tre coppie di personaggi) che rimanda, per certi aspetti, alla cinematografia dello svedese Roy Andersson (quello di Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza). Ma se nel cinema svedese  è il rigore formale ed etico a prevalere, fino a sconfinare nell'assoluto assurdo, qui l'empatia con i protagonisti non solo porta ad accettare anche le situazioni più improponibili, ma anche a partecipare dell'assurdo stesso e a trepidare per chi lo vive. Si parte da situazioni e caratteri quotidiani: il condomino del primo piano che  non paga le spese d'ascensore e finisce su una carrozzina a rotelle, impossibilitato a scendere le scale; l'anziana vedova con un figlio carcerato, che sorride sempre e ha una parola gentile per tutti; l'adolescente che passa tutto il giorno da solo perchè la madre lavora. Poi, questi personaggi così banali si trovano coinvolti in situazioni straordinarie (o quasi): l'invalido, costretto a usare l'ascensore solo nottetenmpo quando i vicini non possono vederlo, si innamora di un'infermiera di notte cui fa credere di essere un fotografo (uno strano tipo di fotografo, che usa polaroid o vecchie instamatic di plastica); la vedova si vede piombare in casa, letteralmente dal cielo, un astronauta della NASA e il ragazzino stringe amicizia con una matura attrice semi-alcolizzata. Soprattutto nell'episodio dell'astronauta si ride di gusto, di fronte agli sforzi dei due personaggi per comunicare, non conoscendo le rispettive lingue (è fondamentale vedere il film nell'originale, perchè la versione italiana ha cancellato questo magnifico gioco linguistico, doppiando entrambi i personaggi nella nostra lingua). Più malinconica, ma non per questo meno accattivante, è la storia del condomino innamorato, mentre mostra la corda la vicenda di cui è protagonista Isabelle Huppert nel ruolo dell'attrice dimenticata. Del resto, quest'ultima storia è stata scritta apposta per il film e non compare nella pièce teatrale omonima (Asphalte) o nei racconti da cui è tratta: forse inbserita per consentire la presenza della grande diva, stona leggermente rispetto all'atmosfera surreale. Nel complesso, un film davvero gradevole, da non perdere.

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