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The Hateful Eight

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Hateful Eight

di Isin89
7 stelle

 

Più che una recensione una riflessione, un'analisi personale su molti degli aspetti circa l'ultima fatica di Quentin Tarantino. Film che tutto sommato mi ha lasciato molto.

locandina

The Hateful Eight (2015): locandina

 

Il mio approccio al cinema di Quentin Tarantino è avvenuto in tempi tardivi. Fino a solo tre anni fa non avevo mai visto uno dei suoi film e prontamente colmai le mie gravi lacune dedicandogli tempo ed attenzione. Imparai a conoscerlo, a comprendere il suo stile e, poco a poco, anche ad adorarlo. Quentin Tarantino è un regista che apprezzo moltissimo ma il suo cinema, se pur geniale, non mi fa impazzire. Mi ci diverto, ci rido a crepapelle accennando alle infinite battute dei suoi personaggi ma, pur essendo un cineasta a cui dedico molte attenzioni, non rientra tra i miei preferiti. I suoi film mi hanno sempre lasciato abbastanza perplesso, visti le prime volte non sono mai riuscito ad assimilarli completamente né a farmi un'idea del tutto chiara in merito. Solo dopo avergli concesso una seconda (o terza) visione ho cominciato a comprenderne il (non!)senso e a rendermi conto della portata. Lo stesso vale per The Hateul Eight; film che inizialmente ho bistrattato ma che sono riuscito a rivalutare solo dopo avergli dedicato un'ulteriore visione.

 

The Hateful Eight, ovvero l'ottavo film di Quentin Tarantino, è un progetto veramente ambizioso e pretenzioso se pensiamo ai rischi e alle difficoltà tecniche (ampiamente superate) legate alla sua realizzazione. Mi riferisco all'utilizzo del formato pellicola 70mm, molto costoso e non più in uso da diversi decenni, e alla scelta ammirevole e azzardata di riproporre lo stesso genere del suo lavoro precedente, ovvero il western. Ma parlare di film western è in questo caso estremamente riduttivo dal momento che i connotati del genere sono riscontrabili esclusivamente nel contesto storico e scenografico e si discostano in maniera significativa da quello che il film è in realtà. Possiamo definirlo un western atipico, o un non-western, e nonostante la trama di base rispecchi tutti i connotati di tale genere il film è più tendente al giallo classico, intriso di misteri e segreti, fino a sfociare, nel finale, nello splatter tanto caro a Tarantino. Sono esplicite in questo senso le citazioni ed i riferimenti al libro Dieci piccoli Indiani di Agatha Christie, nel quale sono presenti situazioni simili ma con svolgimenti decisamente differenti.

The Hateful Eight è un film che ha letteralmente diviso critica e pubblico. C'è chi grida al capolavoro assoluto, c'è chi lo taccia di misoginia e altri ancora che lo accusano di violenza gratuita e fine a sé stessa. Sinceramente, non so da che parte stare. Mi è servita una seconda visione per farmi un'idea precisa in merito dato che, come espresso poco prima, i film di Tarantino mi lasciano sempre estremamente perplesso. La prima volta, visto in 70mm all'Arcadia di Melzo in compagnia di numerosi utenti del sito, uscii dalla sala abbastanza deluso e profondamente incazzato. Troppe cose che non tornavano, buchi di trama esagerati e un finale buttato a caso senza alcun senso. Necessitavo di una seconda visione per assimilarlo meglio e per capire se effettivamente mi piacesse o fosse solo un'accozzaglia di sequenze inutili. La seconda volta, visto in digitale nella sua versione cinematografica, ho fatto caso a numerosi particolari precedentemente ignorati e, oltre alle differenze puramente tecniche rispetto alla versione originale, ho apprezzato il film più di quanto pensassi. Ho aspettato questa recensione per esprimere a mente lucida il giudizio definitivo e posso felicemente affermare che, nonostante i miei pensieri non di discostino molto dai pareri a caldo esposti in precedenza, il film mi è davvero piaciuto.

 

 

IL TITOLO

 

The Hateful Eight è un titolo che funziona benissimo sulla carta ma che di fatto costituisce una delle prime incongruenze del film. I personaggi presenti in scena sono in realtà dieci se agli odiosi otto sommiamo i due esclusi O.B. (James Parks) e Jody Domingray (Channing Tatum) che, pur avendo un ruolo risicato il primo e comparendo molto poco il secondo, potrebbero venire a tutti gli effetti inseriti nel gruppo degli odiosi. Potremmo chiudere un occhio per O.B, dato che è l'unica persona completamente esterna alle vicende narrate nell'emporio di Minnie, ma altrettanto non si può fare con Jody dal momento che il suo personaggio costituisce il fulcro principale della storia. Quindi perché escluderlo? Credo che il titolo del film sia un'”ottima” mossa commerciale e faccia esplicitamente allusione alla posizione che la pellicola occupa nella filmografia del regista, ovvero l'ottavo film. Otto film girati per otto personaggi presenti in scena, il gioco si fa più interessante. Cambiare l'otto con un dieci o anche solo con un nove avrebbe annullato l'effetto magico che si voleva creare e avrebbe rovinato il colpo di scena che il regista voleva riservarci per il finale. Comprendo le intenzioni ma purtroppo ci vedo solo una misera trovata pubblicitaria per sponsorizzare ulteriormente l'uscita del film.

locandina

The Hateful Eight (2015): locandina

 

 

I PERSONAGGI

 

Vero punto di forza del film, come del resto in tutte le opere di Tarantino. La penna magica del regista delinea ingegnosamente otto (dieci) personalità estremamente differenti sia nell'aspetto che nel comportamento ed ognuno con un'avventura personale alle spalle. Ma nel mucchio selvaggio di Quentin non tutti emergono con la stessa forza ed intensità e alcuni di loro finiscono per rimanere leggermente in disparte.

 

Marquis Warren: interpretato da Samuel L. Jackson, attore feticcio per eccellenza di Tarantino e garanzia assicurata. Warren è il protagonista morale del film, il primo ad apparire e l'ultimo (assieme a Chris Mannix) a scomparire. Inutile dire che si tratta di uno tra i migliori odiosi del film e la presenza di Jackson sulla scena fa di questo personaggio un vincente in partenza. Marquis Warren ricorda moltissimo un altro grande personaggio interpretato dallo stesso Samuel L. Jakcson, ovvero Jules Winnfield di Pulp Fiction. Si potrebbe tranquillamente affermare che Warren è un Jules in versione western, meno fanatico ma logorroico allo stesso modo. Memorabili alcuni momenti come il confronto (che è più un monologo) con il vecchio Sanford Smithers, la violenta uccisione di Bob il messicano e l'ultima sequenza in cui giace dolorante sul letto dell'emporio con i testicoli spappolati.

Samuel L. Jackson

The Hateful Eight (2015): Samuel L. Jackson

 

John Ruth: interpretato da Kurt Russell. Altro personaggio che come Warren buca lo schermo per quanto è splendido. Pur avendo lavorato con Tarantino solo una volta Russell entra facilmente in simbiosi con il suo personaggio mostrandoci una notevole attitudine per i ruoli tipicamente tarantiniani. John Ruth è probabilmente il mio odioso preferito, un uomo rude e violento, un perfetto bastardo. Tanto era l'attaccamento a questo personaggio che nella scena della sua morte ho provato un dispiacere enorme, speravo si salvasse in qualche modo. Memorabili le botte inflitte alla “povera” Daisy Domergue e la distruzione della chitarra contro la colonna di legno. Kurt Russell numero uno.

Kurt Russell

The Hateful Eight (2015): Kurt Russell

 

Daisy Domergue: interpretata da Jennifer Jason Leigh, vera anima del film. Unica donna presente in scena che, grazie a Tarantino e alla stessa Leigh, riesce a non far sentire la mancanza della presenza femminile. Daisy ha un ruolo di primaria importanza essendo il personaggio attorno al quale si svolge The Hateful Eight. Assolutamente irresistibile e splendidamente interpretata da una Jennifer Jason Leigh completamente in parte, la quale tiene tranquillamente testa al resto della ciurma. Bellissima la scena in cui canta Jim Jones At Botany Bay e i suoi duetti con Kurt Russell.

Jennifer Jason Leigh

The Hateful Eight (2015): Jennifer Jason Leigh

 

Chris Mannix: interpretato da Walton Goggins, vera sorpresa del film. Veterani a parte, il personaggio più sensazionale è decisamente il neo sceriffo Chris Mannix. Non so se è per via della caratterizzazione del personaggio o per la bravura dell'attore ma Mannix è un odioso fenomenale, un istrione perfetto. In Django Unchained Goggins ebbe un ruolo estremamente ridotto e di scarso interesse ed è solo in questa occasione che ha potuto dimostrare a pieno le sue potenzialità che, unite al suo volto particolarmente caricaturale ed espressivo, lo rendono un attore tipicamente tarantiniano.

Walton Goggins

The Hateful Eight (2015): Walton Goggins

 

Bob il “messicano”: interpretato da Demián Bichir. Bob è la prima mezza delusione del film, un personaggio abbastanza anonimo, piatto e a tratti inutile. Niente da dire sull'operato di Bichir, il personaggio risulta simpatico e molto divertente ma troppo offuscato dalla presenza di altri gareggianti. Memorabili gli scambi di battute con Warren, chiamato simpaticamente “mi negro amigo”, e tutto il discorso sullo stufato di Minnie.

Demián Bichir

The Hateful Eight (2015): Demián Bichir

 

Oswaldo Mobray: interpretato da Tim Roth, altra mezza delusione del film. Dico mezza perché pur piacendomi la performance di Roth ho trovato il suo personaggio poco originale e a tratti noioso. Indubbie le similitudini con Christoph Waltz e con il suo King Schultz, difatti i due personaggi sono entrambi piccoli di statura, sono europei e sorridono gigioneggiando in continuazione. Ma Mobray si riscatta nel finale rivelando la sua vera personalità, resa magnificamente da un sempre bravo Tim Roth.

Tim Roth

The Hateful Eight (2015): Tim Roth

 

Joe Gage: interpretato da Michael Madsen, ennesima delusione del film. Perfetto in Kill Bill ma soprattutto ne Le Iene, qui Madsen appare sottotono e il suo personaggio è assolutamente anonimo. Gli scambi di battute con Russell e soci sono fiacchi e privi di mordente e l'unico momento divertente è quando compra i bastoncini alla menta. Personaggio sprecato, peccato.

Michael Madsen

The Hateful Eight (2015): Michael Madsen

 

Sanford Smithers: interpretato da Bruce Dern. Un odioso atipico, non fa praticamente niente ed è sempre la vittima degli eventi. Dern recita benissimo ma il suo personaggio rimane leggermente in disparte rispetto agli altri.

Bruce Dern

The Hateful Eight (2015): Bruce Dern

 

O.B. Jackson: interpretato da James Parks, primo escluso dal mucchio. O.B. non fa niente di particolarmente significativo nel film ma vero è che rimane in scena quanto Kurt Russell e che l'inclusione nel mucchio degli odiosi se la meriterebbe probabilmente più di Sanford Smithers. Incongruenza che pesa.

(no foto!)

 

 

Jody Domingray: interpretato da Channing Tatum, escluso ingiustificato del film. Per l'importanza che Jody riveste nella storia l'inclusione nel gruppo sarebbe d'obbligo. Capisco l'intento di Tarantino di voler celare la sua presenza fino al gran finale ma se così fosse perché includere il nome dell'attore nei titoli di testa, facendoci stupidamente intuire che il suo personaggio costituirà il punto di svolta del film? Errore imperdonabile che grava sul risultato finale della pellicola.

Channing Tatum

The Hateful Eight (2015): Channing Tatum

 

 

LA SCENEGGIATURA

 

Se mi dovessero chiedere qual'è il difetto più grande di The Hateful Eight risponderei senza ombra di dubbio la sceneggiatura. Risulta un poco strano che un'opera di Quentin Tarantino abbia così tante incongruenze a livello di scrittura dal momento che i suoi film, oltre che per l'ottima regia, puntano tutto su sceneggiatura e dialoghi, vivono di personaggi e di ciò che gravita attorno a loro. Un primo sostanziale problema riguarda per l'appunto alcuni dialoghi che risultano eccessivamente lunghi e ridondanti. Tarantino si fa prendere troppo la mano e la tira per le stra lunghe. Se nei film precedenti la lunghezza dei dialoghi era giustificata dalla necessità di dover/voler affrontare determinati argomenti, i quali richiedevano tempi di esposizione ampi, in questo caso la lunghezza non è rapportata alla quantità di informazioni date ma appare più un tentativo di dilatare inspiegabilmente i tempi facendoci pesare ciò che stiamo guardando. A fianco dei dialoghi estenuanti si unisce il problema delle incongruenze a livello di trama e di scelte narrative discutibili.

 

Potevano ucciderli subito: un grave problema che sta alla base stessa del film. La missione della banda di Jody si complica nel momento in cui, oltre a John Ruth e O.B., è costretta a togliere di mezzo anche Warren e Mannix. Ora, era così complicato sbarazzarsi di tutti fin da subito? Gli sarebbero bastati cinque minuti per uccidere Ruth e soci e liberare Daisy dalle catene. Ma se così fosse no ci sarebbe stato il film.

 

Mannix non reagisce: Chris Mannix non reagisce minimamente quando Warren uccide il generale Smithers. Non accetto la scusante della legittima difesa visto che pochi attimi prima lo sceriffo aveva minacciato di morte Warren se solo si fosse avvicinato al vecchio soldato. Mannix si limita a mettere in guardia Smithers riguardo le reali intenzioni del maggiore e non fa praticamente niente per evitare la tragedia. Io la chiamo incongruenza.

 

La boccetta di veleno: espediente abbastanza ingenuo ed elementare. Avrebbe funzionato benissimo se il film avesse definitivamente assunto una piega da film giallo (presente solo a tratti) ma invece Tarantino risolve la situazione in maniera bizzarra e confusionaria. Difetto in ogni caso trascurabile.

 

Voce fuori campo: perché inserire una voce fuori campo a metà film per spiegarci qualcosa che altrimenti non avremmo capito? Non ha affinità con il resto del film ed è del tutto decontestualizzata. Il segreto di Daisy si sarebbe potuto risolvere con un campo-controcampo tra le mani di Gage e lo sguardo di Daisy che osserva e alternare la scena al monologo di Warren. Ammetto che in questo modo la scena del monologo avrebbe perso di efficacia ma lo spiegone di Tarantino non convince.

 

L'attesa di Jody: perché Jody aspetta così tanto prima di sparare a Warren? Se gli avesse sparato subito il personaggio di Jackson non ci avrebbe deliziato con i suoi discorsi sullo stufato di Minnie e sulle congetture riguardo il personaggio di Bob il messicano. Warren doveva parlare e Jody poteva aspettare. Resta comunque una sequenza bella e divertente.

 

Jody colpisce Warren: perché Jody spara nei testicoli a Warren al posto di ucciderlo? Perché sparare una volta sola quando può utilizzare due pistole contemporaneamente? La risposta è la stessa esposta nel paragrafo precedente.

 

La botola: incongruenza grossa come una casa. Warren conosce tutti i segreti dell'emporio di Minnie ma ignora che ci sia una botola situata nel pavimento.

 

Colpo di scena: l'ingresso in scena di Jody a circa mezz'ora dalla fine dovrebbe costituire il colpo di scena del film, lo snodo narrativo che indirizza la storia verso un'altra direzione. L'ho trovato decisamente inefficace, moscio e privo di intensità. E se facciamo caso ai titoli di testa (aspetto già accennato prima) capiamo che è proprio Channing Tatum che ribalterà la situazione. C'è forse stata una cattiva gestione dei tempi e ulteriori problemi di scrittura. Peccato perché era una bella idea.

 

Jody si nasconde: una cosa che non ho ancora capito è perché Jody si nasconde nella botola. Forse non voleva che John Ruth lo riconoscesse ma non è presente nessun indizio che faccia presagire una conoscenza reciproca tra i due. Quindi perché si nasconde? Per creare l'effetto a sorpresa.

 

Sequenza finale: la sequenza finale è abbastanza decontestualizzata con il resto della narrazione. Se fino a poco prima il film si stava mantenendo con una certa linearità dentro i canoni di un giallo westernizzato, nella sequenza finale Tarantino stravolge la storia con un epilogo incerto e splatteroso. Avrei preferito una risoluzione più quadrata, più precisa e meno incasinata. Ho avuto la stessa sensazione guardando il finale del precedente Django Unchained: una mancanza totale di idee su come portare a termine la storia. Tarantino non sa come chiudere l'opera e ricorre alla via più semplice ed efficace, la violenza e lo splatter. Il problema è che risulta tutto troppo eccessivo.

 

 

QUENTIN TARANTINO

 

Promosso a pieni voti. Dire che Tarantino gira male è uno spregio nei confronti del cinema e nonostante i suoi film possano non piacere la sua bravura è indiscutibile. Era dai tempi di Jackie Brown che non si vedeva una regia così solida e precisa, cosa che in un film come The Hateful Eight è necessario avere. Cede in alcuni punti, specialmente nel finale, ma l'operato di Tarantino è ottimo. Notevoli alcuni dialoghi impostati sulla messa a fuoco alternata tra i personaggi piuttosto che l'utilizzo del classico campo-controcampo ma soprattutto le inquadrature a tutto tondo dove è possibile osservare quello che succede in secondo piano. Un po' come il dialogo con un amico al bar. Mentre parlo sono concentrato sulla persona che ho davanti a me ma allo stesso tempo i miei occhi osservano tutto quello che sta dietro, dai movimenti delle persone agli oggetti posti sui muri o sui tavoli. La macchina da presa di Tarantino è come un occhio che osserva minuziosamente la scena che si svolge dinanzi a sé. Se non è talento questo!

L'unica cosa che non comprendo è la scelta della pellicola 70mm per un film girato quasi interamente in interni. La versione originale contiene un overture di Ennio Morricone e un intermezzo di 12 minuti durante il quale la pellicola continua a scorrere. Quindi a che pro certe scelte? La resa finale è di indubbia qualità ma vedo più un tentativo di spettacolarizzazione dell'opera ed esaltazione dei suoi contenuti. Resta il fatto che Tarantino ha fatto un gran lavoro!

Quentin Tarantino

The Hateful Eight (2015): Quentin Tarantino

 

 

ENNIO MORRICONE

 

Condivido il pensiero di Tarantino, Ennio Morricone è il mio compositore preferito. Nessuno nella storia lo eguaglia, nemmeno il tanto amato John Williams. Tuttavia il suo lavoro per questo film mi ha lasciato abbastanza interdetto e poco convinto. Ho trovato le musiche insipide, prive di enfasi e di quel guizzo tipici del maestro, oltreché fisicamente poco presenti nel film. A parte la splendida L'Ultima Diligenza di Red Rock, che accompagna la bellissima sequenza iniziale, il resto è poca roba. È la prima volta che esprimo un parere contrastante sull'operato di uno dei miei più grandi idoli. Mi dispiace.

 

Che dire di The Hateful Eight, mi è piaciuto. Mi sono servite due volte per rendermene conto, per assimilarlo e lasciarmi stregare. È da giorni che ci penso, che rido delle battute, rimembro le scene più belle e rimugino sugli erroracci del film. Segno che, nel bene o nel male, mi ci sto davvero affezionando. Tarantino ha la capacità di far parlare di sé in ogni pellicola. Divide gli schieramenti e da inizio a una guerra sanguinosa e violenta. Si discute, si riflette, ci si incazza e infine si fa pace. Con Quentin non è mai tempo sprecato.

 

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