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The Hateful Eight

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su The Hateful Eight

di Texano98
8 stelle
Eccomi qui. "Reduce" della sfiancante, in senso positivo, visione della versione "director's cut" da 3 ore in 70 millimetri di The Hateful Eight. Non riesco a intuire nè le motivazioni (se non di marketing) nè le possibili scene tagliate per la versione uscita negli altri cinema, dato il perfetto bilanciamento fra i mai così superflui dialoghi di Tarantino (cosa che diciamo a ogni suo nuovo film) e l'evolversi della trama. Anch'essa in effetti inutile, dato che i dialoghi di Quentin sono perfetti. Seppur inutili. E' questo il genio.
 
Dopo l'action/spaghetti western pirotecnico di Django Unchained, Tarantino realizza quello che potrebbe essere definito il suo western crepuscolare, una rivisitazione che porta all'estremo il cinismo e la disillusione che abbiamo imparato a conoscere con i western di fine anni '60 e inizio '70. Un'opera perfettamente tarantiniana che vede al tempo stesso il suo autore dilatare al limite (e meravigliosamente) i tempi e concentrare i momenti fumettistici solo in poche scene, comunque tutte intrise di un feroce black humour e una certa distaccata morbosità. Poche volte abbiamo visto i dialoghi tarantiniani, qui più che mai centrali per far vivere i personaggi, in così alta competizione con un continuo sfoggio di magnifici fotogrammi, sia in selvaggi esterni, quasi più inospitali e sensoriali di quelli recentemente visti in The Revenant, e in caldi interni, sempre però afflitti dalla martellante presenza della bufera circostante. Assente qualsiasi presenza positiva nel film, il disfacimento narrato da Tarantino è completo, e sono davvero pochi stavolta gli sguardi che sembrano far intravedere qualsiasi umanità negli occhi dei protagonisti. Egli inquadra gli occhi vitrei degli assassini presenti nel film in maniera compiaciuta, enfatizzando al limite ogni loro atto di sadismo; talvolta sembra affiorare una punta di dolcezza, una sfumatura di malinconia, ma puntualmente arriva il gesto successivo che spazza via ogni speranza. Puntualmente torna a prevalere la malvagità che sembra aver posseduto ogni persona presente in quel luogo disperso fra le montagne. Il film di Carpenter "La Cosa", almeno in questo, è senz'altro giustamente citato. Certo, non è impresa difficile e di certo innovativa realizzare un film dalla visione nichilista, talvolta è il modo più facile per fare presa sullo spettatore, ma Tarantino ha raggiunto la maturità necessaria per riuscire a fare un parallelo fra l'epoca d'ambientazione del film e quella attuale, questa sì più che mai priva di ottimismo e innocenza. Ecco quindi che risulta evidente come quest'opera sia riuscita in pieno, non solo sul lato formale ma anche a livelli di lettura più profondi, ammesso che ci si prenda la briga di scavare un po'... sotto questi spessi strati di neve. Che per quest'anno, da noi, non s'è vista. Sigh.  
 
 
 
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